La Nuova Sardegna

Olbia

La moschea apre le porte l’Imam: venite a conoscerci

di Tiziana Simula
La moschea apre le porte l’Imam: venite a conoscerci

Islam e integrazione: l’invito di Hamadi Maalauoi in via Tavolara Nessuna risposta da parte delle scuole, oggi si replica dalle 10 a mezzogiorno

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OLBIA. La moschea di via Tavolara si spalanca alla città. “Vieni a conoscermi” è il titolo che accompagna l’iniziativa, un invito semplice e diretto che la comunità islamica rivolge agli olbiesi. Un nuovo passo nel percorso di integrazione sociale e culturale portato avanti negli anni dall’Imam di Olbia, Hamadi Maalauoi. «Tempo fa, alcuni ragazzi mi hanno chiesto se potevano entrare a vedere la moschea – dice – È così che mi è venuta l’idea di aprirla alla città per due giorni: ieri per le scuole, oggi per tutti coloro che vorranno venire a conoscerci». Un invito che ieri, però, è caduto nel vuoto. Nessuna scuola ha varcato la soglia della moschea, sebbene lo stesso Imam insieme a un’ex insegnante, avessero fatto il giro degli istituti superiori per informare dell’iniziativa. Ma Hamadi Maalauoi non si scoraggia. E rilancia l’invito. «Mi dispiace. Era un’occasione per conoscerci, per spiegare cos’è l’Islam, e chi siamo. Quando vogliono venire, noi siamo sempre disponibili».

Porte aperte alla città. Oggi l’Imam e alcuni componenti dell’associazione centro culturale islamico ripeteranno l’iniziativa, dalle 10 a mezzogiorno. La moschea è pronta per accogliere gli ospiti, e loro a rispondere a ogni domanda sull’Islam. In fondo alla grande sala dove si recita la preghiera, c’è un lungo tavolo apparecchiato con i dolci e il tè alla menta preparati dalle donne. «Abbiamo previsto un programma – spiega l’Imam –: la visita all’interno della struttura, la presentazione dell’associazione e dei principi dell’Islam, e il momento della preghiera». È la prima volta dal 2013, da quando è stata attivata la moschea, che il centro islamico di via Tavolara spalanca le sue porte con un’ iniziativa specifica, anche se l’Imam e l’associazione partecipano sempre a progetti interculturali. Non è mai mancata la denuncia da parte della comunità musulmana all’indomani di ogni attacco terroristico. Ad agosto, dopo l’uccisione di padre Jacques Hamel, a Rouen, dall’altare della chiesa della Sacra Famiglia l’Imam e il parroco don Andrea Raffatellu, ognuno con il suo linguaggio di fede, avevano pregato insieme contro il terrorismo e contro chi semina odio e morte in nome di Allah.«Se non apriamo la moschea alla città, la gente può pensare chissà che cosa c’è lì, chissà che cosa fanno... Ecco, noi siamo pronti a farci conoscere – dice Hamadi Maalauoi – Vogliamo spiegare che l’Islam non è terrorismo, che non è quello che si vede in tv. I nostri principi sono di pace e fratellanza.

Mohamed e Sofia. «Il sangue umano è sacro: non c’è nessuna religione che consente di ammazzare le persone», incalza Mohamed, 33 anni, egiziano, carpentiere di mestiere. Esempio di come la religione islamica e quella cattolica possano convivere nel segno dell’amore, lui che è sposato con un’olbiese. «Ognuno pratica il suo credo nel rispetto reciproco».

Solo tre ospiti. «Sono qui perché volevo saperne di più: dove c’è conoscenza, non c’è paura», commenta Maria, che ieri ha visitato la moschea insieme a Mariangela Scalas, ex insegnante, e a Virginia Quaglioni, dell’Università spirituale Brahma Kumaris «Siamo dispiaciute per la mancata risposta da parte delle scuole: si parla tanto di integrazione, e quando c’è l’opportunità non si coglie».

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