La Nuova Sardegna

Olbia

«Non è una giustizia da terzo mondo»

di Marco Bittau
«Non è una giustizia da terzo mondo»

La Camera penale contesta le affermazioni del Csm. Il presidente Giovanni Azzena: basta slogan, rispetto per chi lavora

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TEMPIO. «Non è una giustizia da terzo mondo». La Camera penale della Gallura non ci sta e ribatte colpo su colpo alle conclusioni della prima commissione del Csm che la scorsa settimana ha effettuato una ricognizione nel tribunale di Tempio per verificarne lo stato di salute. Dai penalisti parole pesanti, così come pesanti erano state le affermazioni dei commissari guidati dal magistrato Sebastiano Ardita.

«Rassicuriamo i cittadini – dice Giovanni Azzena, presidente della Camera penale – perché l’avvocatura penalistica gallurese non è da terzo mondo, ha le stesse conoscenze di tutti i colleghi della Repubblica italiana e si aggiorna costantemente in linea con gli standard richiesti dalla professione forense nel XXI secolo e con le radicate e ovunque apprezzate tradizioni dell’avvocatura sarda». «Inoltre – aggiunge Giovanni Azzena – è gravemente offensivo, per l’avvocatura gallurese e per le decine di magistrati e impiegati che hanno con competenza e abnegazione svolto negli anni il proprio lavoro negli uffici giudiziari, affermare che nel tribunale di Tempio non si è mai amministrata la giustizia. Con rammarico registriamo che i toni con i quali è stata commentata la situazione del tribunale sono gli stessi utilizzati, da taluni, quando si discute di giustizia nel Paese, ossia una deprecabile declamazione di slogan neppure originali: “denegata giustizia”, “giustizia allo sfascio” e appunto “giustizia da terzo mondo”». «La commissione – continua il presidente – era solo da poche ora in città, eppure, con buona pace per l’obbligo di segretezza, non è risuscita a sottrarsi dal coniare il proprio slogan: in Gallura la giustizia è da terzo mondo, soggiungendo: le aule di udienza sono fatiscenti e sono collocate in una vecchia scuola. In realtà, le aule di udienza sono in un palazzo progettato e realizzato per ospitare il tribunale, ripetutamente ampliato e riammodernato, che versa in condizioni migliori di altri. Lo stato delle aule, sobrio e dignitoso, è in linea con quello degli altri uffici giudiziari italiani, mentre gli arredi sono stati sostituiti nel corso dell’ultimo anno. In un ex palazzo scolastico si trovano invece gli uffici della Procura che, con apprezzabile scelta, sono separati dal tribunale». Anche sul fronte del lavoro arretrato la Camera penale ha da ridire. «Se il tribunale ha un arretrato di circa 22 mila fascicoli – dice il presidente –– la causa non è degli arredi o del mal funzionamento dei sistemi informatici. E le ragioni non vanno neppure ricercate nelle vicende giudiziarie che hanno riguardato alcuni magistrati che svolgevano o avevano svolto attività nel tribunale di Tempio, le cui condotte, tutt’ora all’esame della magistratura, non riguardano, in ogni caso, la mancata trattazione dei fascicoli». «La Camera penale – conclude Giovanni Azzena – piuttosto che improbabili dissertazioni in materia di arredamento e irriguardose similitudini con popolazioni meno fortunate, attende ancora di sapere perché dalle statistiche emerge che il clearance rate (percentuale di esecuzione, ndc) del tribunale di Tempio è il più basso di tutti gli uffici giudiziari sardi e il perché, nel primo semestre del 2019, ha subito un ulteriore decremento. Auspichiamo che dalla politica degli slogan e dalla diffusione di notizie allarmistiche, si passi a incrementare gli organici (le recenti scelte del ministero vanno nella giusta direzione) e le risorse, affrontando il problema dell’arretrato con appropriate scelte organizzative. La Camera è pronta, come sempre, a dare il proprio contributo. Il tribunale di Tempio e la Gallura non sono il terzo mondo ma rivendicano rispetto, scelte oculate e operosità in linea con le loro tradizioni di civiltà».



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