Olbia: addio a Costa Turchese, sì a due alberghi di lusso
Serena Lullia
Pianificato un hotel a Li Cuncheddi e l’altro nella parte bassa di Capo Ceraso. Concessi 140mila metri cubi, non c’è più traccia di ville e porto turistico
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OLBIA. Non chiamatela più Costa Turchese. Il progetto berlusconiano di alberghi, ville e appartamenti immersi nel verde di Capo Ceraso, 2 milioni di metri cubi negli anni Ottanta sfalciati fino ad arrivare a 250mila nel 2004, non esiste più. Sfoltito dalle norme di tutela del Piano paesaggistico. E dalla coscienza ambientale. Della valanga di cemento di lusso che la società Edilizia Alta Italia voleva realizzare nei 400 ettari di macchia mediterranea di cui è proprietaria, resta un pugno di mattoni. Per alcuni sempre comunque troppi. 140mila metri cubi con vista mare. Potranno diventare due hotel di lusso, ciascuno di 70mila metri cubi, uno a Li Cuncheddi lato Bunte e l’altro nella parte bassa di Capo Ceraso. Alberghi in zona F turistica consentiti dalla legge e distanti 4 chilometri l’uno dall’altro. Sono inseriti nel Puc che verrà discusso in consiglio comunale all’inizio della prossima settimana. La convocazione è attesa tra martedì e mercoledì.
I due alberghi fanno parte dello sviluppo pensato per il borgo di Murta Maria dalla giunta Nizzi. Nella frazione, oltre ai complessi alberghieri, sono state pianificate quattro zone C di espansione. La più grande di 18mila metri cubi tra l’area urbana del borgo e viale Porto Istana. Nuovi edifici sorgeranno come completamento dell’attuale area residenziale all’ingresso del borgo. Oggi la commissione Urbanistica dovrà esprimere il parere finale sul Puc nel suo complesso.
Addio Costa Turchese. «Basta chiamarla Costa Turchese – commenta il presidente della commissione Urbanistica, Bastianino Monni –. Quel progetto nato negli anni Ottanta, con milioni di metri cubi, centinaia di ville, alberghi e un porto turistico, è un sogno che appartiene a pochi e storici imprenditori. Questa generazione ha un’importante coscienza ambientale. Quel vecchio piano è stato reinterpretato con un approccio figlio dei nostri tempi e rispettoso della legge. Ecco perché i due hotel, distanti l’uno dall’altro, sono entrambi nelle immediate vicinanze di aree urbanizzate».
Laudato sii Ppr. Il vice-presidente della commissione Urbanistica, Antonio Loriga, fa un’analisi tecnico-politica della pianificazione su Murta Maria. «Capo Ceraso è salvo dalla cementificazione solo grazie al Ppr – dice il consigliere del Pd –. Tutti ricordano il primo master plan degli anni Ottanta con 2 milioni e 180mila metri cubi. Ridotto negli anni fino ad arrivare a 250mila. Di quelli il privato ne potrà realizzare 140mila e saranno solo volumi alberghieri. Il 5% del progetto iniziale di Costa Turchese. Capo Ceraso resterà il paradiso naturalistico che gli olbiesi conoscano e amano grazie alle norme di salvaguardia del Ppr. Personalmente sono favorevole alle strutture ricettive di alta qualità, purché realizzate nel rispetto della norma e dell’ambiente. Alberghi di questo tipo elevano il livello del turismo nella nostra zona. Resto invece un po’ perplesso per la nuova zona C di 18mila metri cubi».
Puc tecnico. Approccio in generale tiepido alle scelte urbanistiche della maggioranza per Roberto Ferinaio, componente della commissione Urbanistica per il M5s. «In questo Puc il grande assente è la politica – commenta –. Un Piano urbanistico tecnico, che si basa sui vincoli sovraordinati, regionali e nazionali e li rispetta. Non vedo l’impronta della politica. I due hotel sono inseriti nel Puc perché lo consente la legge. L’amministrazione non ha pensato invece di fare uno studio per valutare l’impatto che questi nuovi turisti avranno sulle spiagge. La fruibilità dei litorali e la vivibilità della frazione stessa in virtù anche delle nuove zone C previste non è stata nemmeno presa in considerazione».
I due alberghi fanno parte dello sviluppo pensato per il borgo di Murta Maria dalla giunta Nizzi. Nella frazione, oltre ai complessi alberghieri, sono state pianificate quattro zone C di espansione. La più grande di 18mila metri cubi tra l’area urbana del borgo e viale Porto Istana. Nuovi edifici sorgeranno come completamento dell’attuale area residenziale all’ingresso del borgo. Oggi la commissione Urbanistica dovrà esprimere il parere finale sul Puc nel suo complesso.
Addio Costa Turchese. «Basta chiamarla Costa Turchese – commenta il presidente della commissione Urbanistica, Bastianino Monni –. Quel progetto nato negli anni Ottanta, con milioni di metri cubi, centinaia di ville, alberghi e un porto turistico, è un sogno che appartiene a pochi e storici imprenditori. Questa generazione ha un’importante coscienza ambientale. Quel vecchio piano è stato reinterpretato con un approccio figlio dei nostri tempi e rispettoso della legge. Ecco perché i due hotel, distanti l’uno dall’altro, sono entrambi nelle immediate vicinanze di aree urbanizzate».
Laudato sii Ppr. Il vice-presidente della commissione Urbanistica, Antonio Loriga, fa un’analisi tecnico-politica della pianificazione su Murta Maria. «Capo Ceraso è salvo dalla cementificazione solo grazie al Ppr – dice il consigliere del Pd –. Tutti ricordano il primo master plan degli anni Ottanta con 2 milioni e 180mila metri cubi. Ridotto negli anni fino ad arrivare a 250mila. Di quelli il privato ne potrà realizzare 140mila e saranno solo volumi alberghieri. Il 5% del progetto iniziale di Costa Turchese. Capo Ceraso resterà il paradiso naturalistico che gli olbiesi conoscano e amano grazie alle norme di salvaguardia del Ppr. Personalmente sono favorevole alle strutture ricettive di alta qualità, purché realizzate nel rispetto della norma e dell’ambiente. Alberghi di questo tipo elevano il livello del turismo nella nostra zona. Resto invece un po’ perplesso per la nuova zona C di 18mila metri cubi».
Puc tecnico. Approccio in generale tiepido alle scelte urbanistiche della maggioranza per Roberto Ferinaio, componente della commissione Urbanistica per il M5s. «In questo Puc il grande assente è la politica – commenta –. Un Piano urbanistico tecnico, che si basa sui vincoli sovraordinati, regionali e nazionali e li rispetta. Non vedo l’impronta della politica. I due hotel sono inseriti nel Puc perché lo consente la legge. L’amministrazione non ha pensato invece di fare uno studio per valutare l’impatto che questi nuovi turisti avranno sulle spiagge. La fruibilità dei litorali e la vivibilità della frazione stessa in virtù anche delle nuove zone C previste non è stata nemmeno presa in considerazione».