Gianfranco Garrucciu pubblica “Dulci”
È appena arrivata in libreria la nuova raccolta di poesie dell’autore tempiese
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TEMPIO. S’intitola “Dulci”, porta la firma di Edes, casa editrice tra le più note dell’isola, e si presenta come un originale libro di poesie. Ma è soprattutto l’ultimo libro di Gianfranco Garrucciu, il pluripremiato poeta tempiese di cui molti lettori ed estimatori attendevano novità. “Dulci”, come recita più estesamente il titolo, è una silloge poetica che comprende anche “sònnii, dissigni e sintimenti”, declamati e illustrati con tanto di traduzione del gallurese in italiano. L’ultimo libro di Garrucciu giunge nelle librerie dopo altre due pubblicazioni sempre in gallurese: “In cilca di l’assensu”, raccolta di liriche inserita nella collana "La Biblioteca di Babele" di cui è stato curatore Nicola Tanda, e “Stasgioni”, libro di poesie e racconti scritto a quattro mani con Riccardo Mura. «Per rendere ancor più prezioso questo libro - dice Garrucciu - ho abbinato alle poesie delle foto, alcune di opere pittoriche d’autore, che fossero di grande valore estetico e professionale e che avessero perfetta armonia con i concetti, le immagini e i sentimenti espressi nei versi. Ho così incontrato buoni amici che mi hanno regalato il loro genio, l'estro, la creatività e la fantasia tali da poter mettere a confronto più arti». Motivo che fa di “Dulci” un libro di poesia che si avvale anche del supporto immaginifico di pittura e fotografia. Come osserva Paolo Russu nella Introduzione al volume, «Dulci è corrispondenza d’amore, tra il luogo e la sua lingua, che addolcisce i contrasti nel cuore del poeta, dono di tesori propiziati, riparo e speranza in notti di tormento. Tutto prende forma nella parola adeguata, come perla nel suo incastro, come grano nel suo rosario». Il titolo vuole essere un riconoscimento diretto della musicalità del gallurese, lingua che si nutre di un’originaria vocazione lirica che le conferisce eleganza e bellezza. «Dulci – per dirla con il poeta Garrucciu - com’una séra calda / in dì di branu, / com’un trappéddu di néuli / illu céli, / un bugnu d’abba / chi grunda lu só’ méli / o un dìlicu carignu / comu di manu antica / cilcata pa’ allivià a l’intrinata. / Dulci, com’una baca primmaticcia / com’un sunettu tristu ch’annóa / lu spàsimu d’un córi”. “Dulci” è anche l’opera di un poeta, come scrive Giovanni Fiori nella Prefazione, “che anche a voler prescindere dai riconoscimenti ufficiali e dagli apprezzamenti di amici ed estimatori, si colloca per robusto spessore lirico e forza espressiva all’altezza della migliore tradizione poetica della sua terra gallurese». (g.pu.)