La Nuova Sardegna

Olbia

Anestesisti, è sempre più emergenza

Anestesisti, è sempre più emergenza

La situazione continua a peggiorare negli ospedali di Olbia e Tempio. E ora si aggiungono le dimissioni di uno specialista

26 maggio 2021
2 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Emergenza anestesisti: la situazione è già precipitata, da più di un anno. E ora, con l’estate alle porte e l’incremento del flusso turistico, si rischia il totale collasso.

Ma l’sos che viene lanciato continuamente da sindacati e forze politiche è come un boomerang: arriva a destinazione e torna sempre indietro. Non ci sono risposte e nemmeno certezze. Gli annunciati rinforzi sono rimasti promesse e all’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia non è cambiato nulla. Anzi. Le condizioni sono peggiorate perché un anestesista si è dimesso e il numero degli specialisti rimasti è sempre ridotto all’osso (13 in tutta la Assl). Inevitabili i turni massacranti e la netta diminuzione degli interventi chirurgici. C’è sempre e solo un anestesista per turno e in sala operatoria possono arrivare solo i casi urgenti indifferibili. In alcune giornate se c’è un secondo anestesista (cosa rara) oltre al rianimatore impegnato in reparto, ci si può occupare delle urgenze differibili di 24-48 ore. Quindi: se ci sono due urgenze in contemporanea e l’anestesista a disposizione è uno solo, uno dei pazienti deve essere trasferito in un altro ospedale. Esattamente come un anno fa.

Proprio in questi giorni sarebbe stato chiesto per l’ennesima volta l’intervento del commissario straordinario della Assl di Olbia Francesco Logias e del direttore medico del presidio Elvira Solinas “perché la situazione è diventa insostenibile e la sicurezza dei pazienti è fortemente a rischio”.

Ma il grosso problema, ora, è anche legato alle dimissioni dell’anestesista che avrebbe operato tra gli ospedali di Tempio e Olbia. Che cosa può succedere? Potrebbe bloccarsi anche l’attività chirurgica indifferibile e se ciò avvenisse dovrebbero essere interrotti immediatamente gli accessi al pronto soccorso. Ecco perché ai vertici della Assl si sollecitano “il reperimento delle risorse umane o decisioni drastiche di chiusura delle attività chirurgiche anche in regime di urgenza nel momento in cui si ravvisassero condizioni di mancanza di sicurezza per i pazienti e per gli operatori stessi”.

Continua a essere gravissima la situazione anche a Tempio dove, proprio nei giorni scorsi, il sindaco Addis ha detto di essere “pronto a ricorrere alla magistratura pur di salvare il nostro ospedale”. Sì perché il Paolo Dettori è in ginocchio. Da più di due mesi è stata interrotta tutta l’attività chirurgica: non operano più gli otorinolaringoiatri, gli ortopedici, i ginecologi, i chirurghi. L’unico anestesista in turno non può ovviamente garantire l’attività in sala perché deve occuparsi delle urgenze al pronto soccorso, di quelle della Medicina e deve trasferire i pazienti gravi negli altri ospedali. Adesso c’è addirittura il pericolo che in alcuni giorni della settimana si possa rimanere scoperti. E se ciò accadesse, l’ospedale potrebbe chiudere. (s.p.)

Primo piano
Il toto-nomi

Capodanno a tutti i costi: Comuni dell’isola a caccia di artisti e senza badare a spese

di Serena Lullia
Le nostre iniziative