Malati e senza casa, esposto in Procura
Majkon Seferovic, paziente oncologico, le sorelle e il padre invalido vivono in strada dopo due anni di inclusione abitativa
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OLBIA. Il caso della famiglia Seferovic, finita in strada dopo 18 mesi di inclusione abitativa, arriva sul tavolo del prefetto di Sassari e del procuratore di Tempio. A firmare l’esposto è Majkon Seferovic, 24 anni, origini rom, nato e cresciuto a Olbia. Con le sue due sorelle di 23 e 26 anni e il padre, da una settimana vive tra il parco e la loro macchina. Allegati all’esposto ci sono i certificati medici che attestano lo stato di salute di Majkon e del babbo. Lui è paziente oncologico dal febbraio 2020, seguito dalla Assl di Olbia e ha una invalidità al 70%. Il padre, di 59 anni, ha avuto un ictus e nei prossimi giorni dovrà essere sottoposto a un intervento chirurgico alla testa. Ha una invalidità certificata al 100%. Majkon non chiede elemosina né privilegi, solo di capire dove e perché si sia arenato il progetto di inclusione sociale e abitativa al quale la sua famiglia aveva aderito dopo la chiusura del campo rom. Grazie alle misure dell’Ue, il Comune ha beneficiato di risorse, circa 420mila euro, da spendere in modo mirato per integrare gli ex abitanti di Sa Corroncedda nel tessuto cittadino. L’ente ha fatto da “garante”, pagando l’affitto in anticipo. Un sistema che ha consentito a 5 famiglie, alcune con minori, che vivevano tra roulotte e rifiuti, di vivere in una casa. Il Comune aveva firmato contratti per 18 mesi, come nel caso della famiglia di Majkon. Altri per periodi più lunghi. Le locazioni sono scadute o in scadenza e per motivi vari i proprietari hanno scelto di non rinnovare. Chi invece due anni fa aveva deciso di proseguire con la vita nomade ha acquistato dei terreni agricoli alla periferia di Olbia, alcuni in zona ad alto rischio idraulico, ha piazzato delle roulotte e creato dei campi non autorizzati, ma tollerati. «Le mie condizioni di salute e quelle di mio padre fanno capire che la nostra situazione d'insieme è pressoché disperata – spiega Majkon – a causa della condizione clinica, delle scarse risorse economiche, dell'emarginazione sociale che ci nega anche la possibilità di lavorare senza che qualcuno garantisca per noi. Avremmo bisogno di una dimora stabile, modesta nella quale vivere. Ma tutte le volte che pensiamo di averne trovata una, pur promettendo la garanzia del servizio di assistenza sociale del Comune, nessuno è disposto ad affittarci alcunché». I Seferovic non hanno più un sostegno economico. Senza residenza hanno perso il diritto al reddito di cittadinanza. Pranzano alla Caritas e la notte hanno un posto al dormitorio comunale di via Canova. Il mattino possono fare la doccia e alle 8 devono andare via. Le loro giornate trascorrono tra le panchine del parco e la vecchia Mercedes in cui hanno stipato 18 mesi di vita in appartamento.
L’assessore ai Servizi sociali, Simonetta Lai, conferma la situazione disperata e ricorda come nei prossimi mesi le famiglie per strada saranno molte. In settimana avrà un incontro con il sindaco, Settimo Nizzi, per cercare di trovare una soluzione a quello che rischia di diventare un grave problema sociale.
A giorni scade il contratto di affitto di un nucleo familiare con minori, integrati da anni. Ma anche per loro non ci sono case. «Il mercato immobiliare è chiuso – ribadisce l’assessore Lai –. Ci sono moltissime sofferenze, amplificate dal Covid. Gente che non paga l’affitto da mesi, proprietari in grosse difficoltà per ottenere ciò che gli è dovuto e impossibilitati a mandare via gli inquilini morosi a causa del blocco degli sfratti causa pandemia. Una situazione difficile in generale che nel caso delle persone rom si aggrava per la generale diffidenza nei loro riguardi. Alla famiglia di Majkon, al momento, possiamo solo assicurare un posto al dormitorio, fino a quando ci sarà posto».
L’assessore ai Servizi sociali, Simonetta Lai, conferma la situazione disperata e ricorda come nei prossimi mesi le famiglie per strada saranno molte. In settimana avrà un incontro con il sindaco, Settimo Nizzi, per cercare di trovare una soluzione a quello che rischia di diventare un grave problema sociale.
A giorni scade il contratto di affitto di un nucleo familiare con minori, integrati da anni. Ma anche per loro non ci sono case. «Il mercato immobiliare è chiuso – ribadisce l’assessore Lai –. Ci sono moltissime sofferenze, amplificate dal Covid. Gente che non paga l’affitto da mesi, proprietari in grosse difficoltà per ottenere ciò che gli è dovuto e impossibilitati a mandare via gli inquilini morosi a causa del blocco degli sfratti causa pandemia. Una situazione difficile in generale che nel caso delle persone rom si aggrava per la generale diffidenza nei loro riguardi. Alla famiglia di Majkon, al momento, possiamo solo assicurare un posto al dormitorio, fino a quando ci sarà posto».