il processo d’appello
Morte di Zeneb, il teste ricercato scagiona uno dei due imputati
di Tiziana Simula
ARZACHENA. «Jalal Hassissou mi ha detto di aver picchiato da solo Zeneb Badir e che, se non ci fosse stato Soufyane El Khedar, lui l’avrebbe sotterrata e nessuno l’avrebbe mai trovata». Così ha...
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ARZACHENA. «Jalal Hassissou mi ha detto di aver picchiato da solo Zeneb Badir e che, se non ci fosse stato Soufyane El Khedar, lui l’avrebbe sotterrata e nessuno l’avrebbe mai trovata». Così ha riferito ieri alla Corte, Zouhair Korachi sentito come testimone nel processo d’appello che vede imputati i due marocchini Jalal Hassissou e Soufyane El Khedar, condannati in primo grado a 21 anni di carcere per l’omicidio della connazionale massacrata di botte in uno stazzo a Baja Sardinia il 23 luglio 2018. Korachi è stato sentito in videoconferenza dal Brasile dove l’uomo, ricercato dall’Interpol, è stato rintracciato. Mentre si trovava nel carcere di Bancali per espiare una pena, Korachi avrebbe raccolto le confidenze di Hassissou sull’omicidio della donna. Questo aveva scritto in una lettera indirizzata a un magistrato di Tempio. Con le sue dichiarazioni scagionava di fatto Soufyane El Khedar. Versione che ha confermato ieri nel collegamento audio video dall’aula di un tribunale brasiliano, rispondendo alle domande della Corte, del procuratore generale Maria Gabriella Pintus e dei difensori dei due imputati, gli avvocati Agostinangelo Marras per El Khedar, e Cristina Cherchi per Hassissou. «Jalal mi ha detto che Soufyane aveva cercato di fermarlo quando stava colpendo Zeneb, ma lui gli aveva detto di mettersi da parte, e che i carabinieri avevano trovato lo stazzo grazie alla sua collaborazione», ha riferito Korachi. Dicendo anche di non conoscere Soufyane. E che Jalal gli aveva detto che se non ci fosse stato l’amico avrebbe sotterrato la donna. L’avvocato Cherchi è passata al contrattacco facendo emergere come sul testimone gravassero diverse condanne. Korachi ha ammesso di essere stato condannato per calunnia, per l’omicidio dell’ex moglie, per aver versato olio bollente addosso alla sua ex fidanzata e di essersi autoaccusato, 15 anni dopo i fatti, dell’omicidio di una donna di Cagliari, Vincenza Basciu, caso poi archiviato non essendo stata ritenuta credibile la sua versione. È emerso anche che lui e Jalal erano nello stesso carcere ma in sezioni diverse e che nessuno era presente quando parlarono. La Corte, su richiesta dell’avvocato Cherchi e della pg, ha disposto l’acquisizione del certificato del casellario giudiziale del teste.