Carburante in calo a Olbia, è l’effetto Conad. Italo Fara: «Ma non ci sono benefattori»
La Sardegna resta terza tra le regioni più care. L’ex presidente Confcommercio: «Nell’isola una raffineria, nessun beneficio»
Olbia Fa discutere il dato di Olbia tra le città più convenienti in Sardegna per il costo del carburante, rilevato dall’Osservaprezzi del ministero dell’Industria e del Made in Italy. E fa discutere anche il fatto che sul dato abbia inciso un “effetto Conad”, cioè la conseguenza dell’apertura del primo distributore di carburante a marchio Conad con il prezzo più basso delle altre stazioni di servizio. «La Sardegna ospita la più grande raffineria dell'intero Mediterraneo, la Saras di Sarroch – dice Italo Fara, imprenditore titolare di una stazione di servizio in città e già presidente della Confcommercio di Olbia –. L'articolo 8 dello statuto sardo specifica che le entrate della regione sono costituite anche dai nove decimi dell'imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, percepita nel territorio della regione. Posto che la produzione di idrocarburi e derivati soggetti a imposta è enorme; posto anche che la raffineria costituisce una presenza ingombrante, pericolosa e in stridente contrasto con le naturali propensioni economiche e culturali dell'isola e che la concessione di tali iniziative è sempre e ovunque subordinata alla presenza di un concambio economico a vantaggio della collettività ospitante, due sarebbero le condizioni per le quali il costo dei carburanti in Sardegna sia il più vantaggiose dell'intera nazione. Invece siamo terzi nella classifica delle regioni con il prezzo dei carburanti più elevato. E ci ritroviamo a pagare un prezzo medio regionale pari a 1,744 euro al litro contro il prezzo medio delle Marche (altra regione produttrice) che si attesta al 19 giugno a 1,699 euro al litro. Il tutto nella più completa disattenzione delle istituzioni che avrebbero invece ampio titolo non solo a imporre la corretta applicazione della norma statutaria ma anche a chiedere conto alle compagnie petrolifere del perché di questi prezzi ingiustificati». «In questo contesto – aggiunge Italo Fara – emerge la speculazione perpetrata da queste ultime nei confronti dell'utenza sarda impossibilitata a varcare il confine regionale per approvvigionarsi laddove il prezzo finale è inferiore. Il mare ci costringe a subire prezzi altissimi e di questo hanno approfittato le cosidette “pompe bianche”, sprovviste cioè di brand. Ebbene, l'effetto Conad ha colpito queste per prime. Attestate poco al di sotto delle petrolifere, hanno potuto marginare fino a oggi, lucrando su una differenza attraente ma non sufficiente a star dietro al nuovo “benefattore” Conad. Questi acquista a prezzi di mercato e rivende in modalità esclusivamente self service senza generare alcun posto di lavoro e accontendandosi di margini equi costringendo, come è accaduto, le petrolifere a rivedere al ribasso la propria politica di pricing e le pompe “no brand” a faticare a stare nel mercato, soprattutto nei distributori total self dove il cliente non ha alcun'altra attrazione se non il prezzo. Benefattori in giro non ce ne sono, ma non sono quelli che occorrono: serve invece un adeguato intervento della Regione, anche di controllo, affinché si rispettino le prerogative statutarie».(m.b.)