La Confartigianato: «Non solo crescita economica, in Gallura troppe carenze»
Tra sanità al collasso e strade inadeguate. La presidente Manconi: «Non si nasconda la polvere sotto il tappeto»
Olbia. L’economia della Gallura va a gonfie vele ma all’orizzonte si addensano nubi che creano più di una preoccupazione agli imprenditori. A lanciare un nuovo allarme è adesso la Confartigianato gallurese. Il discorso è questo: da una parte c’è un sistema economico che brilla più che in tutto il resto dell’isola, ma dall’altra c’è anche una lunga e sempre più preoccupante lista di cose che non vanno. E quindi sanità al collasso, spopolamento dei piccoli centri e infrastrutture per nulla adeguate. Basti pensare alla strada Olbia-Tempio, interrotta all’altezza di Monte Pino dal 2013, o alla strada che da Olbia porta fino a Santa Teresa passando per Arzachena e Palau. Quest’ultima un’arteria di grande importante, soprattutto nel periodo estivo, ma tragicamente ridotta a una specie di mulattiera.
L’allarme. Secondo Confartigianato Gallura e la giunta territoriale, dunque, non bisognerebbe fermarsi soltanto davanti ai numeri che parlano di una economia in ottima salute. «Ci chiediamo – dice Marina Manconi, presidente di Confartigianato imprese Gallura – ancora per quanto tempo la nostra area riuscirà a mantenere i buoni indicatori di crescita nonostante le gravi carenze infrastrutturali viarie, nonostante una sanità che è ai minimi termini per numero di posti letto, in crisi perenne per quanto riguarda l’assistenza in diversi reparti fondamentali come la stroke unit, per citare solo la più eclatante, o i pronto soccorso dei diversi presidi. Per non parlare della discesa agli inferi durante la stagione turistica con una massa di domanda impossibile da supportare per il sistema sanitario gallurese». Le imprese, dunque, sono piuttosto preoccupate. «Non dobbiamo farci ingannare dal nudo dato statistico di una popolazione che cresce e un saldo imprese che aumenta – continua Manconi –. Non serve essere un demografo o un economista per osservare come il cosiddetto “effetto ciambella” stia assumendo dimensioni preoccupanti».
Gli appelli. Confartigianato si sofferma anche sulle difficoltà con cui bisogna fare i conti nelle aree più interne, come lo spopolamento e i servizi pubblici e privati ridotti all’osso. «Tutti “fattori spia” – dicono da Confartigianato – che devono indurre a una riflessione e, in termini propositivi, a un allarme, rilevati quotidianamente dalle sedi periferiche attraverso i rapporti diretti con la popolazione e con un sistema di imprese ben radicato. Le incertezze che emergono, e che vengono nascoste come la polvere sotto il tappeto, sono tante e importanti: dal problema abitativo a quello dei rifiuti e dell’ambiente, dalla formazione all’offerta scolastica ai vari livelli, dai servizi sempre più insufficienti alla crescita devastante dei prezzi. Senza dimenticare le tensioni sociali latenti, frutto di un bellissimo, ma non sempre facile, mix di accoglienza di diverse provenienze e culture». Per questo Confartigianato lancia due appelli: ai Comuni e alla Regione, chiedendo a quest’ultima un «patto di sviluppo» per il futuro. «Ai sindaci per essere uniti, al di là dei colori politici e delle singole esigenze, per portare avanti le istanze territoriali per un interesse di maggiore respiro – conclude Manconi –. Al governo regionale affinché trovi un momento di incontro per ragionare con i portatori di interessi del territorio e dei vari comparti, come le associazioni imprenditoriali, per dare un segno di orientamento e di governance, indispensabile per garantire una prospettiva nel tempo».