No alle pale eoliche, anche la Gallura raccoglie le firme
L’obiettivo è arrivare a 10mila per poter indire un referendum consultivo regionale
Arzachena Il no è secco e arriva forte e chiaro anche dalla Gallura. L’obiettivo è impedire l’installazione di migliaia di torri eoliche e pannelli fotovoltaici in Sardegna «che porterebbero alla trasformazione del paesaggio dell'isola da rurale ad industriale, distruggendo l’identità dei sardi». È solamente una parte del messaggio che il Comitato regionale sardo per il No continua a lanciare. Lo fa di nuovo attraverso il promotore responsabile, l’avvocato Michele Pala, e il referente per la Gallura, il medico di Arzachena Pietro Satta. Nei principali centri dell’isola è in corso una raccolta di firme attraverso banchetti, iniziative, eventi di ogni tipo. Si vuole raggiungere quota 10mila in modo da poter indire il referendum regionale consultivo. Ed ecco il quesito: “Volete voi che il paesaggio sardo terrestre e marino sia modificato con l'installazione sul terreno ed in mare di impianti industriali eolici e/o fotovoltaici per la produzione di energia elettrica?”.
«Ci stiamo muovendo in modo capillare – spiega Michele Pala - distribuendo i moduli e coinvolgendo i Comuni. Sono molti i sindaci che ci stanno sostenendo in modo concreto, pubblicizzando la raccolta firme anche sui siti istituzionali. In ogni angolo della Sardegna, e quindi in tutte le aree delle vecchie otto province, noi ci siamo. I moduli sono stati vidimati in Corte d’appello lo scorso 15 giugno ma siamo sicuri di riuscire a presentare le firme prima della scadenza di ottobre». Ma il Comitato, come precisa lo stesso Pala, non è contrario «ai pannelli fotovoltaici per l’approvvigionamento energetico per case o aziende, ma all’uso indiscriminato dei territori per questi scopi». E ciò che sostengono anche i numerosi comitati spontanei «sempre più consapevoli della dimensione della partita nella quale si gioca il futuro prossimo dell’isola. Tutti, ciascuno a suo modo, hanno in fondo il comune obiettivo della difesa del territorio sardo dallo scempio ambientale, culturale ed economico che si profila per installazione di impianti costituiti appunto da migliaia di torri eoliche e pannelli fotovoltaici destinati alla produzione di energia elettrica da consumarsi al di fuori dell’isola. Di fronte a una tale sciagura siamo chiamati, una buona volta, ad essere comunità organizzata e solidale in difesa di ciò che siamo e che abbiamo l’obbligo morale di trasferire ai nostri figli. L’attivismo dei nascenti comitati - dice ancora Pala- così come la recente proposta di legge popolare regionale ci convincono, e riteniamo che essi siano utili per la costruzione di un vasto movimento di popolo, di una comunità consapevole, la sola che possa spingere la buona politica a farsi carico della salvezza dell’isola e dei suoi abitanti. Tuttavia, considerato che il procedimento utilizzato dallo Stato per imporre alla Sardegna un tale peso ha scavalcato a piè pari le amministrazioni e le comunità locali, riteniamo irrinunciabile che i sardi tutti si esprimano in modo unitario, democratico e istituzionale con il referendum regionale consultivo». «Entro questo mese - aggiunge Pietro Satta - organizzeremo un’assemblea pubblica, di concerto con l’amministrazione comunale di Arzachena e coinvolgendo tutti i Comuni del territorio. Anche in Gallura, grazie al contributo di tante associazioni, la raccolta firme è cominciata e procede spedita. Il problema è veramente sentito da tutti, la gente è consapevole dell’importanza del valore ambientale». (s.p.)