La Nuova Sardegna

Olbia

L’odissea sulle Bocche

Santa Teresa, si ferma anche la nave Bastìa: «Non possiamo più lavorare»

di Marco Bittau

	La nave Giraglia
La nave Giraglia

Gli autotrasportatori in rivolta sulla linea Sardegna-Corsica

16 luglio 2024
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Santa Teresa Gallura. Dopo la Giraglia si ferma anche la nave Bastìa e l’unico collegamento tra la Sardegna e la Corsica è appeso sempre più a un filo sottile. Da solo, in piena stagione turistica, il traghetto Ichnusa non basta per tutti e così nel mare insidioso delle Bocche si sta consumando una tragedia, quella di decine di autotrasportatori sardi che vivono e lavorano tra Santa Teresa e Bonifacio. «Non sappiamo se e quando possiamo imbarcarci – dice il portavoce Gavino Peigottu – in questa condizione di incertezza non si può più lavorare».

Il Bastìa sarebbe dovuto essere il traghetto sostitutivo del malconcio Giraglia, lungodegente in avaria, che ha mollato tutti a terra un mese fa e che ne avrà ancora per qualche settimana. Arrivato in Corsica venerdì, il Bastìa è stato subito fermato dall’autorità marittima francese che ha imposto una serie di prescrizioni tecniche. Attualmente è fermo in banchina, non operativo. Una beffa, peraltro prevedibile conoscendo la lunga serie di malanni e disavventure associate al traghetto che – come del resto anche il Giraglia – non è esattamente il fiore all’occhiello della possente flotta Moby.

Ferme Giraglia e Bastìa, il carico del collegamento Sardegna-Corsica adesso è di nuovo tutto sulla stiva della nave Ichnusa (armatore la società Genova trasporti marittimi) che, evidentemente non è in grado di smaltire da sola tutto il traffico turistico unito a quello commerciale. Anche perché – oltre al danno la beffa – nonostante le sue due navi siano ferme, Moby sta effettuando prenotazioni e biglietteria così che i suoi passeggeri alla fine vengono riprotetti sul traghetto Ichnusa. Significa, in altre parole, che una nave sola dovrebbe caricare passeggeri e mezzi per due, con il risultato che non c’è posto per tutti.

Il prezzo più alto lo pagano gli autotrasportatori, in lista d’attesa (sempre piuttosto lunga) per un imbarco dal porto di Santa Teresa Gallura o da quello di Bonifacio che spesso e volentieri non c’è per tutti. «È una beffa – dice il portavoce degli autotrasportatori, Gavino Peigottu, ozierese, veterano delle battaglie per un collegamento migliore tra le due isole –. Questa incertezza non ci consente di lavorare. Molti trasportatori stanno perdendo le commesse e il lavoro, un danno irreparabile per tante famiglie. Si sta penalizzando un segmento importante dell’economia sarda. Tutto questo nel silenzio generale e, soprattutto, nell’indifferenza delle istituzioni».

Il riferimento, neppure tanto velato, è alla Regione. Il collegamento tra Santa Teresa e Bonifacio è garantito da una convenzione di continuità territoriale, cioè la Regione compensa la compagnia di navigazione che si aggiudica la gara (Moby, in questo caso) e che deve garantire la copertura del servizio, anche con un traghetto sostitutivo in caso di avaria. Ebbene, in questa fase di difficoltà dalla Regione non è ancora giunto un segnale di interesse a far valere il dispositivo della convenzione. Nulla di nulla, invece. Un silenzio assordante che conferma il perché gli autotrasportatori che lavorano tra le due isole si sentano figli di un dio minore.

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