Olbia, addio a Giovanni Tamponi: fu uno dei più grandi collezionisti di auto d’epoca
L’ex professore e consigliere regionale era un esperto di meccanica. Possedeva una Fiat del 1927 con la targa “SS2”
Olbia. Se ne va uno dei più grandi collezionisti di auto d’epoca in Sardegna. Ma Giovanni Tamponi, originario di Calangianus e da oltre 60 anni a Olbia, è stato anche molto altro: consigliere regionale del Pci e stimato professore delle scuole superiori. Tamponi è morto alle prime ore di oggi, sabato 20 luglio, all’età di 89 anni. Nel suo garage, nel centro storico della città, conservava un vero tesoro: numerose auto d’epoca che lui stesso restaurava con estrema cura e grande abilità. Auto particolarmente vecchie, come le Fiat 501, 510, 508 Balilla e la Fiat 509 Viotti e Tolfo. Quest’ultima, del 1927, aveva una grande particolarità: la targa SS2. Insomma la seconda auto in assoluto a essere inserita nell’allora nuovo registro provinciale. «Apparteneva ai Piro, Attilio e Silverio, podestà di Terranova. Poi fu venduta più volte – raccontò alcuni anni fa in una intervista alla Nuova -. Tra i proprietari ebbe anche dottor Achenza, primario di Tempio. Quando la acquistai si trovava in un cortile, era malridotta, praticamente distrutta».
Giovanni Tamponi, poco meno di 30 anni fa, fu uno dei venti fondatori dell’Associazione automoto d’epoca della Sardegna. A ricordarlo è Angelo Melis, anche lui uno dei più grandi collezionisti dell’isola e suo grande amico. «Un lavoro di recupero e restauro che lo ha visto impegnato da una vita – ricorda Melis -, prima con la ricerca dei pezzi mancanti e lo studio del veicolo con i disegni Fiat recuperati nell’Archivio Fiat di Torino, poi il restauro meticoloso in ogni più piccolo dettaglio, anche nelle parti interne che non si vedono. Il motto di Giovanni era l’originalità e il ripristino nel totale rispetto del ricambio originale, a costo di stare fermi in attesa di quel pezzo mancante o da ricostruire».
Angelo Melis poi aggiunge: «La meccanica nel cuore e nelle mani: restaurava con rispetto, curando personalmente ogni dettaglio, ricostruendo con straordinaria pazienza e professionalità ogni dettaglio con le macchine utensili che da giovane gli hanno consentito di creare un’azienda in prima persona. Ci lascia una grandissima eredità fatta di umiltà, onestà intellettuale e grande manualità, che metteva a frutto riportando in vita auto degli anni Venti nel totale rispetto dell’originalità. Diceva: queste vetture resteranno in eterno a testimoniare un periodo storico nel quale la genialità dei costruttori era un insieme di meccanica raffinata e stile».