Golfo Aranci, sul naufragio a Capo Figari un anno di indagini e misteri
Nell’urto tra la nave e il peschereccio perse la vita un marinaio di 41 anni
Golfo Aranci. Sono le 22.20 del 10 agosto 2023 quando la motonave Sharden della Tirrenia parte da Olbia diretta a Livorno. Al largo di Capo Figari, la collisione col peschereccio Alemax II. L’imbarcazione viene inghiottita dal mare. Il comandante del peschereccio, Mario Langiu, 28 anni, di Golfo Aranci, riesce a salvarsi aggrappandosi alla zattera di salvataggio e sparando un razzo di segnalazione. Niente da fare per la seconda persona a bordo, il marinaio senegalese Diome Mandè, 41 anni – “Mandi” per i golfoarancini – : dato subito per disperso, il suo corpo era stato riportato in superficie dal gruppo subacquei del Comsubin tre mesi e mezzo dopo la tragedia. Era all’interno del relitto affondato. Adagiato nel fondale a 90 metri di profondità, al largo di Capo Figari.
La Sharden aveva proseguito nel suo viaggio nonostante l’allarme lanciato da alcuni passeggeri che hanno raccontato di aver visto dal ponte l’impatto col peschereccio. La nave era ritornata indietro solo dopo essere arrivata all’altezza di Caprera. A (quasi) un anno da quel drammatico giorno, la Procura di Tempio non ha ancora chiuso l’inchiesta sulla collisione. Da accertare dinamica e responsabilità: chi tra il peschereccio di Golfo Aranci e il traghetto di linea era fuori dallo spazio consentito per la navigazione. E perché il traghetto Tirrenia quella notte non si è fermato subito dopo la collisione, che pure era stata segnalata da alcuni passeggeri a bordo. Nel registro degli indagati sono state iscritte quattro persone: il comandante della Sharden, Luigi Coppola, il secondo ufficiale, Mimmo Cesarale e il marinaio timoniere Giacomo Mereu, oltre al comandante del peschereccio, Mario Langiu. Con la riforma Cartabia i tempi previsti per le indagini si sono dilatati: la Procura non ha più 6 mesi di tempo per compiere l’attività investigativa trascorsi i quali deve comunicare la richiesta di proroga delle indagini, ma un anno di tempo. A cui può seguire la richiesta di proroga.
È probabile che la Procura di Tempio chieda una proroga vista la complessità dell’inchiesta e le memorie difensive depositate dai legali degli indagati, importanti per chiarire alcuni aspetti della dinamica. Per quanto riguarda il comandante del peschereccio Mario Langiu, il suo difensore, l’avvocato Michele Pilia, ritiene ci sia stata omissione di soccorso nei confronti del suo assistito da parte della Sharden. Tanti gli interrogativi in attesa di risposta a un anno dai fatti su ciò che è accaduto in quella tragica notte costata la vita al marinaio senegalese. Dato subito per disperso, già dalle prime ore dopo la collisione sembrava chiaro per Mandi il triste epilogo. Con un robot subacqueo in dotazione alla Marina militare era stato possibile individuare il relitto del peschereccio, aggrovigliato tra cime e reti da pesca in fondo al mare.
Il 19 novembre aveva invece cominciato a operare nelle acque golfarancine la sezione specializzata di sommozzatori e palombari del Comsubin, arrivata da La Spezia con la nave Anteo della Marina. Intervento richiesto dalla Procura di Tempio nell’ambito delle indagini che il procuratore Gregorio Capasso ha affidato alla Guardia costiera di Olbia. Sulla nave militare Anteo era salito lo stesso procuratore Capasso. Nel primo giorno con un rov subacqueo era stato individuato non solo il relitto ma anche il corpo di Mandi, adagiato in posizione prona sul fondale a 89 metri di profondità, proprio al largo di Capo Figari. Il recupero aveva tardato qualche giorno per via delle condizioni meteomarine proibitive, ma il 27 novembre sera l’attività si era conclusa con la salma riportata in superficie. Ora si attende la chiusura dell’indagine.