La Nuova Sardegna

Olbia

La storia dimenticata

Olbia, le navi romane ancora all’aperto: «Sullo scandalo sei mesi di silenzio»

di Dario Budroni

	Le casse contenenti i reperti come si presentavano a marzo
Le casse contenenti i reperti come si presentavano a marzo

Il consigliere comunale Eugenio Carbini: «Mai una risposta». Vandali smontano un tratto delle mura puniche

13 settembre 2024
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Olbia. Le navi mezze secche e mezze ammuffite continuano a sprofondare in un mare di silenzio. Dall’inchiesta della Nuova Sardegna sono passati ormai sei mesi e sulle casse bianche sistemate sotto il cielo dell’ ex Artiglieria continua ad aleggiare il mistero. Non si sa perché i relitti siano stati abbandonati sotto il sole e sotto la pioggia per quattro lunghi anni. E non si sa nemmeno se, nel frattempo, la Soprintendenza, che aveva in custodia i reperti, abbia tentato in qualche modo di salvare il salvabile. Dalla sopraelevata che passa accanto all’ex Artiglieria di Santa Cecilia sembrerebbe che le casse contenenti i resti delle navi romane siano ancora al loro posto. Dopo il caldo estivo, sarebbero dunque finite anche sotto la tempesta di vento e di pioggia che domenica si è abbattuta sulla città. Non proprio il massimo per un patrimonio considerato unico al mondo. La situazione dei beni archeologici non vive dunque un periodo di grande splendore e, tra le altre cose, nei prossimi mesi potrebbe arrivare l’ennesima mazzata. Sembrerebbe infatti che la sede olbiese della Soprintendenza, già falciata dai tagli e dagli organici ridotti all’osso, abbia ormai i giorni contati. Dovrebbe chiudere verso la fine dell’anno.

Il silenzio. È ancora Eugenio Carbini, consigliere comunale di minoranza del gruppo Liberi, a intervenire sul caso delle navi romane. Lo stesso Carbini, a giugno, aveva presentato una mozione in consiglio comunale con l’obiettivo di chiedere aiuto anche al ministero della Cultura pur di mettere al sicuro i relitti abbandonati. La maggioranza aveva votato sì. «Sono passati sei mesi – dice ora Carbini – da quando lo scandalo delle navi romane ha colpito inesorabilmente il patrimonio culturale olbiese. Ad oggi non mi risulta ci siano state dichiarazioni, prese di posizione o assunzioni di responsabilità da alcun soggetto coinvolto. Considero questo silenzio indecente, indifendibile e inaccettabile. In un colpo solo è stato distrutto un patrimonio culturale unico al mondo che avrebbe ulteriormente valorizzato Olbia. Inoltre è rimasta inascoltata la posizione assunta dal consiglio comunale ed è stato violato sia il Codice dei beni culturali che la Costituzione, in relazione alla attuazione della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Ma come promesso, su questo tema non indietreggio di un centimetro». Cosa sia realmente accaduto non è mai stato spiegato. Si sa solo che i circa venti relitti trovati durante lo scavo del tunnel – a parte i tre esposti al museo – erano stati conservati per anni dalla Soprintendenza all’interno di un capannone dell’ex Artiglieria. Le navi erano state poi sistemate all’esterno, circa quattro anni fa, per permettere un intervento di restauro nello stesso capannone. I lavori, però, non sono mai partiti e le navi, da allora, sono rimaste all’aperto.

Le mura puniche. E a proposito di storia che fa una brutta fine, continuano inesorabili le incursioni dei vandali nel sito delle mura puniche comprese tra le vie Torino e Acquedotto. Più volte sporcate con la vernice della bomboletta spray, ultimamente qualcuno ha addirittura smontato un pezzo di quella che era la cinta muraria della città prima cartaginese e poi romana.

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