Zia Matalena, a 101 anni ricorda i nomi delle sue maestre
Memoria di ferro e una vita avventurosa: «Per andare a scuola attraversavo un torrente»
Calangianus Zia Matalena, all’anagrafe Maddalena Ambrosino, ha compiuto 101 anni. Era nata l’8 dicembre a Sulaglia, stazzo in teritorio del comune di Berchidda e fu registrata alcuni giorni dopo perché i torrenti che scendevano dal Limbara non erano guadabili e il padre chiese in prestito un cavallo. «Era di mio padrino», precisa. Fu battezzata nella chiesa di Berchidda. Giovedì scorso per lei festa grande alla casa di riposo “San Vincenzo”.
Presente il sindaco Fabio Albieri e il parroco don Andrea che ha celebrato la messa di ringraziamento. Quando si parla con lei, si fa un tuffo nel mondo degli stazzi. Conserva ancora una memoria lucidissima e ricorda il nome delle sue maestre della pluriclasse di Taroni (30 alunni), Maria Parisi di Sassari, Lidia Mussi di Pozzomaggiore, una siciliana.
E di certo non c’era lo scuolabus per raggiungere la scuola. D’inverno doveva attraversare le acque di un torrente. «Mi toglievo scarpe e calze perché poi a scuola non potevo stare con i piedi tutti bagnati». Il suo rammarico: non aver preso la pagella di quarta elementare. Ma ha sempre letto il giornale senza occhiali, le pubblicazioni del Cenacolo e tante volte il Vangelo perché donna di grande fede. Si sposò a 21 anni con Giovanni Abeltino con il quale ebbe sei figli e andarono ad abitare allo stazzo li Conchi di Valentino. Ricorda le fatiche quotidiane: «In casa mancava l’acqua corrente, d’inverno sembrava già una comodità l’acqua della vicina sorgente dell’orto. D’estate invece si attingeva a lu Riu di la celva a 800 metri da casa e per il bucato in riva al rio».
Il marito l’aiutava a trasportare i panni bagnati a casa. «E poi occorreva far le provviste per l’inverno, valorizzando i prodotti dell’orto , il latte di pecore e capre e la carne dei maiali».
Era molto legata agli anni vissuti nello stazzo di Santu Bacchisi. Zia Matalena ha ricordato anche il fascino della festa di maggio e mentre raccontava sembrava di vedere davanti al suo viso quelle bandiere dai cento festoni portate dai cavalieri. Le volontarie vincenziane prima di spegnere la candela e tagliare la torta le hanno consegnato un biglietto: «Zia Matalena, grazie per la vostra presenza discreta, per le vostre preghiere per il vostro desiderio di imparare e sempre leggere, per la vostra serenità, perché ci siete».