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La Maddalena, la strategia: «Sterilizziamo tutti i cinghiali sull’isola Spargi»

di Carolina Bastiani
La Maddalena, la strategia: «Sterilizziamo tutti i cinghiali sull’isola Spargi»

Al via il progetto pilota per far fronte all’emergenza. Il direttore Plastina: «Puntiamo a diventare un modello di gestione delle specie alloctone»

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La Maddalena I cinghiali si aggirano ormai indisturbati nelle piazze e nelle strade di paesi e città il loro incremento in alcuni casi mette a rischio la sicurezza dei cittadini. L’episodio forse più grave si è, però, verificato lo scorso agosto su una spiaggia di Spargi, dove un bambino era stato morso.

Un attacco dopo il quale le istituzioni avevano scelto l’abbattimento controllato di alcuni esemplari. Una soluzione da molti giudicata inutile e incivile, anche perché lì i cinghiali – che attualmente sono circa un’ottantina – sono stati introdotti dall’uomo. Sono, cioè, una specie alloctona. Ora, a qualche mese di distanza, la direzione del Parco dell’Arcipelago di La Maddalena e la commissaria Rosanna Giudice, annuncia un progetto di eradicazione di durata quinquennale, che prevede la sterilizzazione, attraverso un farmaco, sia degli esemplari maschi che delle femmine. Nei giorni scorsi, proprio la commissaria straordinaria Rosanna Giudice, aveva accennato a La Nuova Sardegna, che metterà in campo le risorse finanziarie per un progetto pilota proprio a Spargi. «Quarantamila euro è la cifra considerata per il primo anno di sperimentazione – spiega ora Giulio Plastina, direttore del Parco – Al momento siamo a due terzi del percorso e cioè, alla fase progettuale, che dovrà coinvolgere l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Contiamo di essere operativi per il prossimo autunno». Nello specifico, il progetto, che prevede l’utilizzo del farmaco americano GonaCon, nasce dall’esigenza di trovare un’alternativa più civile agli abbattimenti, ma anche dalla necessità di trovare metodi di eradicazione più efficaci: le tecniche classiche usate per esempio a La Maddalena o a Caprera, cioè, a Spargi non hanno prodotto risultati.

«Ci siamo resi conto – continua il direttore – che a Spargi, che è un’isola molto selvaggia, dove non esiste neanche una vera e propria sentieristica, le poste fisse con i controllori sono inutili. Per questo, ma soprattutto per dare dignità ai cinghiali che non hanno nessuna colpa, la renderemo un laboratorio». In collaborazione con la professoressa Giovanna Massei e con l’Ispra, verrà dunque introdotto il GonaCon che in altre realtà è stato già sperimentato: «Questa iniziativa – continua Plastina – farà di Spargi un modello di riferimento per la gestione delle specie alloctone nelle piccole isole».

Il direttore si dice molto fiducioso per la riuscita dell’impresa, soprattutto alla luce delle dimensioni contenute della popolazione di cinghiali. Ma non è tutto. Oltre a quella dell’Ispra e della professoressa Massei, l’ente Parco dell’Arcipelago di La Maddalena si avvarrà anche della collaborazione della Lav, una lega ambientalista italiana che si occupa di salvaguardare la vita degli animali. «I volontari della Lav saranno presenti soprattutto durante l’estate, tra Caprera e Spargi, e si occuperanno di sensibilizzare i fruitori sulle giuste norme di comportamento da seguire».

Tra i divieti più superficialmente violati c'è quello di dare da mangiare agli animali selvatici, un’abitudine molto diffusa che di fatto, però, costituisce un reato, anche perché può avere dei risvolti pericolosi. A tal proposito, malgrado le accuse mosse dopo l’incidente di agosto, il direttore del Parco – che ha operato senza presidente e consiglio direttivo per oltre un anno – assicura che la cartellonistica con il divieto era stata piazzata già dai primi di luglio.

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