Olbia Le fiamme, le urla, la disperazione. Quel fazzoletto di terra dietro la spiaggia di Bados si era trasformato in un attimo in un inferno di fuoco che non aveva lasciato scampo al piccolo Samuel Imbuzan, 11 anni, che riposava dentro il suo camper in attesa del pranzo. Una tragedia immensa che aveva sconvolto la città, col suo carico di dolore e orrore per la morte di un bambino e che ha gettato nel dolore più profondo i suoi genitori, Daniel Romulus Imbuzan, la mamma Tatiana Lisi e i due fratellini. Era il 31 agosto 2023. A oltre un anno e mezzo da quella tragedia, la Procura di Tempio ha ora chiuso le indagini. E inaspettatamente per la famiglia Imbuzan, che a lungo ha aspettato una svolta nell’inchiesta, è stato indagato il padre. Ritenuto l’unico responsabile della morte di suo figlio.
Daniel Romulus Imbuzan, 54 anni, nato in Romania e residente con la famiglia a Rimini, è accusato di omicidio colposo per aver provocato la morte del figlio e lesioni alla moglie (anche lei rimasta ustionata nell’incendio del camper), e di incendio boschivo.
La Procura gli contesta di aver acceso il fuoco del piano cottura dove stava preparando il pranzo, nonostante fosse una giornata ventosa, di non aver controllato il buon funzionamento dell’apparecchio utilizzato e di essersi accampato in un’area vietata per i camper. La violenta fiammata che aveva raggiunto il camper provocando la morte del bambino, era partita da un tubo che si era staccato dalla bombola a gas. Il fuoco aveva incenerito anche altri due camper, una roulotte e un carrello rimorchio per imbarcazioni e tutta l’area circostante.
«A quasi due anni dal tragico evento io e il mio assistito non possiamo che dirci molto sorpresi – commenta l’avvocato Antonello Desini, che assiste Daniel Imbuzan – sino ad oggi tutti ritenevamo il padre del piccolo Samuel persona offesa dal reato, come la madre, e sulla base di di questa valutazione era stata già depositata la nomina di un difensore per la costituzione di parte civile. Mai al mio assistito è stata notificata un’informazione di garanzia. Solo oggi apprendo che ha assunto la qualità di indagato e che, secondo la ricostruzione della procura della repubblica tempiese, sarebbe il responsabile della morte del figlio. Siamo curiosi di comprendere perché non si è tenuto conto del fatto che il fornello dal quale si è propagata la fiammata non era stato piazzato e acceso dall’Imbuzan, ma da un altro camperista, che era anche il proprietario, così come le bombole utilizzate, sulle quali da subito era stata segnalata la possibilità che non fossero a norma. Si tratta degli stessi camperisti che – rimarca il difensore –, all’indomani della tragedia, avevano lasciato frettolosamente l’Italia facendo perdere le loro tracce, non solo con la Procura, ma anche con la famiglia Imbuzan».
Il fuoco era divampato intorno alle 13.30. Il tubo si era staccato improvvisamente dalla bombola a gas ed era partita una fiammata imponente che aveva avvolto il camper raggiungendo, poi, gli altri mezzi. Il piccolo Samuel che in quel momento riposava nel suo letto, era morto carbonizzato. Daniel Imbuzan, era rimasto ustionato nel 40 per cento del corpo: si era precipitato all’interno del camper buttandosi addosso al figlio nel disperato tentativo di salvarlo dalle fiamme, tra le urla disperate della madre Tatiana Lisi che era riuscita a uscire quasi indenne dall’abitacolo aggredito dal rogo. Marito e moglie erano stati soccorsi e trasportati in elicottero all’ospedale di Sassari. La famiglia italo romena era arrivata in città insieme ad altre due famiglie tre giorni prima della tragedia. Camper e roulotte si erano sistemati in uno spiazzo ricoperto di macchia mediterranea, alle spalle della spiaggia di Bados. La stessa dove, poco prima della tragedia, il piccolo Samuel giocava felice con altri bambini.