L’imprevedibile novembre di Biden
Biden nelle ultime rilevazioni sulla popolarità recupera e consolida la risalita iniziata a metà luglio: è al 42 per cento nel tasso di approvazione e al 53 per cento in quello di disapprovazione. Il presidente continua ad avere un tasso di popolarità tra i più bassi della storia con Truman al 33%, Reagan 40,9 e Trump 41,5. Nel voto generico i democratici sono al 44,3% rispetto ai repubblicani (al 43,8%). Il leggero vantaggio sembra consolidarsi. In un Paese spaccato come gli Usa, per i due contendenti più che strappare voti agli altri bisogna portare i propri alle urne. A tutt’oggi per i Dem conquistare la maggioranza del Congresso pare difficile: 22 seggi ai Dem e 78 al Gop; mentre hanno maggiori probabilità per il Senato: 65 a 35.
A favorirli sono i successi al Congresso con l’Inflation Reduction Act, tasse alle grandi società, investimenti sul clima e la sanità, riduzione del deficit. L’inflazione che si ferma come il prezzo dei carburanti. Nella sanità ha bene impressionato l’abbassamento del prezzo dell’insulina a 35 dollari al mese per determinati piani di gruppo e individuali. Il costo era così alto che Bernie Sanders durante le primarie del 2020 condusse alcuni pazienti in Canada, dove il medicinale veniva venduto a cifre molto più basse, per dimostrare che quei prezzi erano praticabili anche negli Usa. Però il Canada ha un sistema sanitario simile a quelli europei.
Inoltre Biden ha detto che cancellerà 10.000 dollari di debito per gli studenti che provengono da famiglie che guadagnano meno di 125.000 dollari e 20.000 per chi ha ricevuto aiuti per lo studio destinati a famiglie con basso reddito. Secondo le stime della Casa Bianca saranno coinvolte circa 20 milioni di persone, di cui il 75% con debiti che potranno rientrare nel programma. Misura molto contestata dai repubblicani. Secondo loro è una discriminazione inaccettabile per le famiglie che hanno fatto sacrifici per rispettare gli impegni. Altro elemento a favore dei Dem è la posizione della Corte Suprema e le leggi statali sulla interruzione della gravidanza che preoccupano le donne, anche quelle indipendenti rispetto ai partiti.
C’è la vicenda Trump. La perquisizione di Mar-a-Lago in Florida ha rivelato che l’ex presidente deteneva documenti segretati per legge e che lui non poteva avere. Trump potrebbe avere compromesso la sicurezza nazionale. Il caso è così delicato che il Dipartimento di Giustizia il 26 agosto ha diffuso una dichiarazione giurata (affidavit) che illustrava i punti chiave per giustificare la perquisizione, alcuni dei quali rimasti riservati. Dichiarazione che rivela che alcuni di quei documenti erano contrassegnati con la sigla Hcs: informazioni ricevute da fonti clandestine umane o da agenti sotto copertura. La loro tenuta in luoghi non sicuri può comportare che le fonti vengano bruciate o che la loro vita messa in pericolo. Trump in caso di incriminazione minaccia una rivolta, pretende che le elezioni siano annullate e lui nominato presidente. Azioni incostituzionali. Il Grand Old Party solidarizza in pubblico con l’ex presidente, ma lo stato maggiore teme una seconda candidatura del tycoon, nonostante i consistenti consensi nel partito.
La repubblicana di destra Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick, ha preferito guidare la Commissione parlamentare sul tentativo di golpe dell’Epifania e perdere le primarie del partito per un seggio in Congresso. Joe Biden mobilita i suoi, distingue i trumpiani dagli altri repubblicani; se il Midterm dovesse andare bene, pensa di annunciare la sua candidatura per il secondo mandato. Il 20 novembre compirà 80 anni. Per molti un problema. Anche la candidatura della vicepresidente Kamala Harris, che non ha brillato, lo sarebbe. Il Midterm, quale sia il risultato si annuncia problematico per i democratici.