Bosa, ferisce la moglie invalidae si uccide credendola morta
Ha accoltellato la moglie invalida poi, credendola morta, si è ucciso gettandosi dalla finestra del loro appartamento nel centro storico di Bosa. Sergio Mastinu, pensionato di 75 anni, è morto sul colpo dopo un volo di una decina di metri. La moglie, Giuseppina Sotgiu, di 73 anni, è ricoverata in coma nel reparto rianimazione dell'ospedale di Sassari
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BOSA. Due stilettate alla testa della moglie gravemente malata, poi il volo dalla finestra. Sergio Mastinu, ex commerciante di 75 anni, non voleva separarsi dalla sua signora. Erano uniti da tantissimo tempo e più di quarant’anni di matrimonio avevano suggellato il loro amore. Finito ieri mattina nel modo più tragico e incredibile, con Sergio Mastinu che è morto quasi sul colpo dopo essersi lanciato nel vuoto da un’altezza di circa sette metri, mentre la sua signora, che probabilmente pensava di aver ucciso, era ancora agonizzante nella stanza dove l’aveva colpita. Ora Pina Sotgiu (71 anni), già in condizioni di salute assai precarie dopo un ictus che alcuni anni fa l’aveva ridotta quasi alla paralisi, è ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale di Sassari.
Sebbene gli inquirenti debbano ancora svolgere tutti gli accertamenti, sembrano non esserci dubbi su come si sia svolta la tragica catena di eventi.
La palazzina di via Salvador Allende, costruita di recente così come tutto il quartiere nella zona dell’ex mattatoio, da dove poi è facilmente raggiungibile la diga, a metà mattina è praticamente disabitata. Chi è fuori casa per lavoro, chi sta sbrigando commissioni o chi sta facendo la spesa - racconteranno i vicini -. Al secondo piano invece sta per consumarsi il dramma.
Sergio Mastinu prende un oggetto appuntito, probabilmente un tagliacarte, e colpisce la moglie, la quale non può ovviamente reagire. Un ictus ne ha compromesso da anni quasi tutte le funzioni motorie, per cui resta inerme di fronte al marito che per due volte la colpisce al capo.
Sembrano ferite mortali e a quel punto Sergio Mastinu decide che il destino che li aveva uniti in vita per così tanti anni debba ora condurli assieme anche nell’ultimo viaggio nell’ora della morte. Sceglie così di lanciarsi nel vuoto dalla finestra del secondo piano che si affaccia sul retro dello stabile e dà sul giardino, utilizzato anche come parcheggio. Di fronte non ci sono altre case o palazzine, per cui nessuno può vedere.
Cade pesantemente al suolo e lo spiazzo di cemento ben presto si macchierà del suo sangue. Proprio nessuno vede, nessuno si accorge di quanto è appena accaduto. Il corpo di Sergio Mastinu resta lì per diversi minuti, forse ancora agonizzante. O forse è già morto. A vederlo per prima è la badante, che attorno a mezzogiorno apre la porta di casa.
Si inoltra sino alla stanza in cui si trova Pina Sotgiu e capisce. Subito dopo si rende conto che non c’è il marito della signora e, inevitabilmente, lo sguardo cade su quella finestra aperta che nasconde l’ultima assurda verità. Il corpo di Sergio Mastinu è là, immobile.
Una chiamata al 118 per attivare immediatamente la macchina dei soccorsi e una ai carabinieri che altrettanto immediatamente intervengono, assieme agli agenti della polizia municipale. Per Sergio Mastinu non c’è speranza: è già morto e il suo corpo rimarrà in terra sino all’arrivo del magistrato e del medico legale, che già oggi eseguirà l’autopsia.
Si prova invece a salvare la vita di Pina Sotgiu. In via Allende arriva l’ambulanza e vengono prestati i primi soccorsi. Il caso è però talmente disperato che l’ospedale di Bosa non è attrezzato, per cui viene chiesta la disponibilità al Brotzu di Cagliari o all’ospedale di Sassari. La risposta positiva arriverà da quest’ultimo, intanto al campo sportivo di Sant’Eligio è atterrato l’elicottero del 118 che qualche minuto più tardi riprenderà il volo per raggiungere Sassari.
Una volta in ospedale, i medici decidono il ricovero nel reparto di rianimazione. Nel tardo pomeriggio, una volta valutate meglio le condizioni di Pina Sotgiu, si sceglierà di sottoporre la donna ad un delicato intervento chirurgico al capo, probabilmente per asportare dei frammenti del tagliacarte con il quale il marito l’aveva colpita.
La sopravvivenza dell’anziana però non è legata esclusivamente all’esito dell’intervento chirurgico. Le sue condizioni sono disperate per via delle ferite e lo stato di salute già precario aggrava di parecchio il quadro clinico.
Intanto Bosa è una cittadina sotto shock. Una volta che il magistrato e le forze dell’ordine sono andati via, i vicini di casa sono costretti a cancellare le tracce di quel che è appena accaduto. Con una pompa e una scopa puliscono il cemento dalle tracce di sangue - lavoro straziante che avrebbero volentieri evitato di fare -.
La notizia rimbalza immediatamente nelle piazze e nei punti di ritrovo. In tanti restano increduli, anche perché la famiglia Mastinu-Sotgiu è molto conosciuta e non solo in riva al Temo. Prima di andare in pensione, Sergio Mastinu era infatti un commerciante di abbigliamento e aveva frequenti rapporti con tante persone. Spesso la sua attività si spostava fuori dal negozio nel centro città, perché durante le sagre o in altre occasioni esercitava la sua professione anche nei paesi vicini, come ambulante.
Pina Sotgiu era invece conosciuta anche perché il fratello Vittorio, per anni, aveva ricoperto l’incarico di segretario comunale.
Così nella casa di via Allende sono iniziate le prime visite di familiari e amici, non solo dei due coniugi, ma anche dei figli, che sconvolti hanno assistito alle tristi ma doverose e inevitabili fasi dei rilievi eseguiti dagli inquirenti alla presenza del magistrato.
In città i commenti sono unanimi. Si pensa che la tragedia sia figlia di un attimo di debolezza di Sergio Mastinu, che tutti ricordano sempre affettuoso e premuroso nei confronti della moglie. C’è chi sottolinea come, aiutato anche dai figli, la accudisse quotidianamente. Spesso lo si vedeva per le strade di Bosa, mentre portava a passeggio la carrozzella nella quale la moglie era stata costretta dalla malattia che l’aveva resa invalida sette anni fa.
E anche quelle passeggiate erano la testimonianza di una cura amorevole verso quella donna che per tanti anni aveva amato e che, dopo l’ictus, vedeva soffrire per le sue condizioni fisiche menomate. Forse proprio qui possono risiedere le cause di un gesto che nessuno si sarebbe aspettato.
Gli stessi vicini raccontano di una vita assolutamente normale, per quanto ovviamente penalizzante. E lo stesso dicono i numerosi conoscenti che la famiglia Mastinu aveva anche nei paesi del circondario.
Ora le ultime speranze dei familiari sono appese ad un filo esilissimo, quello delle condizioni di salute della madre. Intanto non dovrebbero esserci dubbi sul percorso giudiziario che seguirà la vicenda. Il caso dovrebbe essere archiviato in tempi abbastanza brevi come un tentativo di omicidio, seguito dal suicidio.
Un caso non infrequente, ma decisamente insolito per un paese ed una zona non abituati a simili tragici episodi.
Sebbene gli inquirenti debbano ancora svolgere tutti gli accertamenti, sembrano non esserci dubbi su come si sia svolta la tragica catena di eventi.
La palazzina di via Salvador Allende, costruita di recente così come tutto il quartiere nella zona dell’ex mattatoio, da dove poi è facilmente raggiungibile la diga, a metà mattina è praticamente disabitata. Chi è fuori casa per lavoro, chi sta sbrigando commissioni o chi sta facendo la spesa - racconteranno i vicini -. Al secondo piano invece sta per consumarsi il dramma.
Sergio Mastinu prende un oggetto appuntito, probabilmente un tagliacarte, e colpisce la moglie, la quale non può ovviamente reagire. Un ictus ne ha compromesso da anni quasi tutte le funzioni motorie, per cui resta inerme di fronte al marito che per due volte la colpisce al capo.
Sembrano ferite mortali e a quel punto Sergio Mastinu decide che il destino che li aveva uniti in vita per così tanti anni debba ora condurli assieme anche nell’ultimo viaggio nell’ora della morte. Sceglie così di lanciarsi nel vuoto dalla finestra del secondo piano che si affaccia sul retro dello stabile e dà sul giardino, utilizzato anche come parcheggio. Di fronte non ci sono altre case o palazzine, per cui nessuno può vedere.
Cade pesantemente al suolo e lo spiazzo di cemento ben presto si macchierà del suo sangue. Proprio nessuno vede, nessuno si accorge di quanto è appena accaduto. Il corpo di Sergio Mastinu resta lì per diversi minuti, forse ancora agonizzante. O forse è già morto. A vederlo per prima è la badante, che attorno a mezzogiorno apre la porta di casa.
Si inoltra sino alla stanza in cui si trova Pina Sotgiu e capisce. Subito dopo si rende conto che non c’è il marito della signora e, inevitabilmente, lo sguardo cade su quella finestra aperta che nasconde l’ultima assurda verità. Il corpo di Sergio Mastinu è là, immobile.
Una chiamata al 118 per attivare immediatamente la macchina dei soccorsi e una ai carabinieri che altrettanto immediatamente intervengono, assieme agli agenti della polizia municipale. Per Sergio Mastinu non c’è speranza: è già morto e il suo corpo rimarrà in terra sino all’arrivo del magistrato e del medico legale, che già oggi eseguirà l’autopsia.
Si prova invece a salvare la vita di Pina Sotgiu. In via Allende arriva l’ambulanza e vengono prestati i primi soccorsi. Il caso è però talmente disperato che l’ospedale di Bosa non è attrezzato, per cui viene chiesta la disponibilità al Brotzu di Cagliari o all’ospedale di Sassari. La risposta positiva arriverà da quest’ultimo, intanto al campo sportivo di Sant’Eligio è atterrato l’elicottero del 118 che qualche minuto più tardi riprenderà il volo per raggiungere Sassari.
Una volta in ospedale, i medici decidono il ricovero nel reparto di rianimazione. Nel tardo pomeriggio, una volta valutate meglio le condizioni di Pina Sotgiu, si sceglierà di sottoporre la donna ad un delicato intervento chirurgico al capo, probabilmente per asportare dei frammenti del tagliacarte con il quale il marito l’aveva colpita.
La sopravvivenza dell’anziana però non è legata esclusivamente all’esito dell’intervento chirurgico. Le sue condizioni sono disperate per via delle ferite e lo stato di salute già precario aggrava di parecchio il quadro clinico.
Intanto Bosa è una cittadina sotto shock. Una volta che il magistrato e le forze dell’ordine sono andati via, i vicini di casa sono costretti a cancellare le tracce di quel che è appena accaduto. Con una pompa e una scopa puliscono il cemento dalle tracce di sangue - lavoro straziante che avrebbero volentieri evitato di fare -.
La notizia rimbalza immediatamente nelle piazze e nei punti di ritrovo. In tanti restano increduli, anche perché la famiglia Mastinu-Sotgiu è molto conosciuta e non solo in riva al Temo. Prima di andare in pensione, Sergio Mastinu era infatti un commerciante di abbigliamento e aveva frequenti rapporti con tante persone. Spesso la sua attività si spostava fuori dal negozio nel centro città, perché durante le sagre o in altre occasioni esercitava la sua professione anche nei paesi vicini, come ambulante.
Pina Sotgiu era invece conosciuta anche perché il fratello Vittorio, per anni, aveva ricoperto l’incarico di segretario comunale.
Così nella casa di via Allende sono iniziate le prime visite di familiari e amici, non solo dei due coniugi, ma anche dei figli, che sconvolti hanno assistito alle tristi ma doverose e inevitabili fasi dei rilievi eseguiti dagli inquirenti alla presenza del magistrato.
In città i commenti sono unanimi. Si pensa che la tragedia sia figlia di un attimo di debolezza di Sergio Mastinu, che tutti ricordano sempre affettuoso e premuroso nei confronti della moglie. C’è chi sottolinea come, aiutato anche dai figli, la accudisse quotidianamente. Spesso lo si vedeva per le strade di Bosa, mentre portava a passeggio la carrozzella nella quale la moglie era stata costretta dalla malattia che l’aveva resa invalida sette anni fa.
E anche quelle passeggiate erano la testimonianza di una cura amorevole verso quella donna che per tanti anni aveva amato e che, dopo l’ictus, vedeva soffrire per le sue condizioni fisiche menomate. Forse proprio qui possono risiedere le cause di un gesto che nessuno si sarebbe aspettato.
Gli stessi vicini raccontano di una vita assolutamente normale, per quanto ovviamente penalizzante. E lo stesso dicono i numerosi conoscenti che la famiglia Mastinu aveva anche nei paesi del circondario.
Ora le ultime speranze dei familiari sono appese ad un filo esilissimo, quello delle condizioni di salute della madre. Intanto non dovrebbero esserci dubbi sul percorso giudiziario che seguirà la vicenda. Il caso dovrebbe essere archiviato in tempi abbastanza brevi come un tentativo di omicidio, seguito dal suicidio.
Un caso non infrequente, ma decisamente insolito per un paese ed una zona non abituati a simili tragici episodi.