«Non maltrattò l’animale», il cavaliere è prosciolto
Marco Serra era finito in tribunale dopo una denuncia della Lega Antivivisezione Alle pariglie del 2012 aveva spronato il cavallo con alcuni colpi dati con la scarpa
ORISTANO. La Sartiglia non è tortura. La Sartiglia non è sevizie. La Sartiglia non è maltrattamento di animali. Lo dice il giudice per le udienze preliminari, Silvia Palmas, che a pochi giorni dall’udienza accoglie l’archiviazione richiesta dal pubblico ministero Armando Mammone per il giovane cavaliere Marco Serra, finito, suo malgrado, al centro del caso giudiziario e mediatico scatenato dalla denuncia fatta dalla Lega Antivivisezione nei suoi confronti.
Un filmato, durante la corsa delle pariglie del 2012, lo riprendeva mentre, in sella al suo cavallo, lo spronava con la scarpa. Secondo la Lega Antivivisezione quello era un chiaro gesto di maltrattamenti su un animale e così aveva deciso di sporgere denuncia contro il cavaliere. La Sartiglia è quindi finita in tribunale, dove però la strada di questa denuncia è stata alquanto breve sebbene la Lav abbia tentato in tutti i modi di far valere le proprie ragioni.
Dapprima il pubblico ministero aveva chiesto di archiviare il caso non riscontrando rilievi penali. L’aveva fatto però nell’ambito di un procedimento contro ignoti e così l’associazione animalista si era opposta al provvedimento, perché il responsabile era ben individuabile sia attraverso le immagini sia attraverso eventuali testimonianze. A quel punto la procura aveva ripreso da capo l’indagine arrivando però alle medesime conclusioni. Di fronte alla seconda richiesta di archiviazione, la Lav aveva nuovamente fatto opposizione. La discussione in aula è avvenuta qualche giorno fa e al termine di essa il giudice si era riservata la decisione, dopo aver preso atto della richiesta di archiviazione formulata nuovamente dal pubblico ministero e dall’avvocato del cavaliere, Gianluca Mugheddu. A conclusioni opposte era ancora una volta arrivata la Lega Antivivisezione, rappresentata dall’avvocato Cinzia Tirozzi, che aveva parlato di un caso di maltrattamento di animali.
Ebbene, in poche righe, il giudice ha liquidato il procedimento accogliendo la richiesta di archiviazione. Le motivazioni sono molto semplici. Il cavaliere non ha procurato una lesione al suo cavallo, ma al massimo un lieve dolore momentaneo. E in ogni caso, quel gesto effettuato durante la corsa non può considerarsi una sevizia, perché manca l’elemento della crudeltà, necessario perché si possa parlare del reato di maltrattamento di animali. Per il giudice andava poi considerato lo stato di necessità, in cui il gesto è stato compiuto. Insomma, non era un calcio gratuito, ma un tentativo vigoroso di evitare il peggio, ovvero una caduta.
«Non sarà stato un gesto elegantissimo – commenta l’avvocato Gianluca Mugheddu –, però bisogna capire che si è in una situazione particolare, dove spesso il cavaliere è chiamato a reagire in una frazione di secondo. Sono soddisfatto dell’esito del processo e del ragionamento fatto sia dal giudice che dal pubblico ministero».
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