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In classe si studia Gramsci e la sua filologia dantesca

In classe si studia Gramsci e la sua filologia dantesca

GHILARZA. L'ermeneutica dell'Inferno è il “folle volo” compiuto dagli studenti del liceo linguistico di Ghilarza, autori di un'analisi critica del capolavoro dantesco di cui Antonio Gramsci ha...

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GHILARZA. L'ermeneutica dell'Inferno è il “folle volo” compiuto dagli studenti del liceo linguistico di Ghilarza, autori di un'analisi critica del capolavoro dantesco di cui Antonio Gramsci ha fornito una chiave di lettura inedita.

Ad accostare questa esperienza a una parabola dalle tratiettorie imprevedibili, a “un lungo viaggio, travagliato e insolito” sono stati i ragazzi stessi all'atto conclusivo del percorso didattico, terminato ieri con la presentazione del progetto e una riflessione a tutto tondo sull'eredità culturale e filosofica lasciata ai posteri dal grande pensatore sardo. Il lavoro svolto dagli allievi di quinta B sotto la supervisione della professoressa Giuseppina Loi ha preso spunto dalla “Nota dantesca” sul decimo canto dell'Inferno scritta in prigione e trattata dalla scrittrice Noemi Ghetti nel libro Gramsci nel cieco carcere degli eretici. Quella proposta negli scritti del 1931 è un'interpretazione originale, che rompe con gli schematismi di tutta l'analisi critica precedente e in primis con «la critica fredda e anestetizzante di Benedetto Croce». E il coraggio della “critica contro” è l'esemplificazione di uno dei più grandi insegnamenti di Antonio Gramsci, la difesa della libertà di pensiero. «La nota sul canto degli eretici è il cardine di tutto il sistema del pensiero gramsciano fino all'egemonia culturale», ha affermato Noemi Ghetti. «Chi tentava di leggere più profondamente la realtà era considerato un eretico perché si scontrava con la Provvidenza, con l'egemonia della Chiesa». A Gramsci toccò lo stesso destino. «Era ritenuto scomodo perché andava oltre i dogmi». Nel costante parallelismo tra il decimo canto e la nota dantesca sono emersi altri aspetti capitali della lezione gramsciana. Uno di questi è l'esaltazione del potere della conoscenza, l'istruzione delle classi subalterne come grimaldello di un sistema fondato su diseguaglianze e ingiustizie. Un tema che la giovane platea e i relatori hanno sviscerato e attualizzato durante il dibattito.

«La scuola è il luogo in cui insegnare il pensiero critico e Ghilarza ancora una volta si presenta come fucina di pensiero», ha commentato Caterina Pes.

La deputata si è soffermata anche sulla legge che eleva la Casa Museo al rango di monumento nazionale.

«Gramsci è patrimonio di tutti e il Parlamento gli ha reso giustizia, gli ha restituito la dignità che gli venne tolta dal governo fascista quando tentò di imbavagliarne il pensiero», ha sottolineato.

«Una buona scuola è quella che aiuta i ragazzi a crescere, a diventare cittadini con la giusta conoscenza, la giusta competenza e la giusta cultura», ha concluso il dirigente Luigi Roselli.

Maria Antonietta Cossu

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