CABRAS
Pesca nell’Amp un incontro al Ministero
CABRAS. Giovedì mattina, a Roma, è in programma un nuovo incontro tra il sindaco Cristiano Carrus, il direttore dell’Area marina protetta Giorgio Massaro e i funzionari del ministero dell’Ambiente....
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CABRAS. Giovedì mattina, a Roma, è in programma un nuovo incontro tra il sindaco Cristiano Carrus, il direttore dell’Area marina protetta Giorgio Massaro e i funzionari del ministero dell’Ambiente. Argomento: le imbarcazioni superiori ai 12 metri, che in virtù di una normativa risalente al 1999, sono interdette alla pesca all’interno dell’Amp. Ieri pomeriggio Carrus e Massaro hanno incontrato i pescatori, almeno una cinquantina quelli presenti, e il rappresentante di categoria della lega cooperative Mauro Steri, per raccogliere le proposte da portare sul tavolo romano al fine di risolvere il problema connesso a quelle imbarcazioni. «Dopo l’incontro che abbiamo avuto a Roma a fine dicembre – ha detto Carrus –, nel quale siamo riusciti a far accogliere quasi tutte le richieste formulate, si è reso necessario un nuovo appuntamento per portare gli elementi necessari a convincere i tecnici a concedere una deroga, almeno fino al 31 dicembre, alle imbarcazioni superiori ai 12 metri. Questa mattina invieremo una nota alle altre Amp sarde per conoscere com’è la loro situazione gestionale, per portare sul tavolo del Ministero una rivendicazione comune». I pescatori si sentono penalizzati dalle normative comunitarie: «troppe limitazioni che non tengono conto del contesto in cui operano», e da una situazione che rischia di compromettere il loro lavoro, con contraccolpi negativi alla loro economia familiare. «È di estrema urgenza ottenere la deroga – dicono Aldo Caddeo e Raffaele Manca –. Non è possibile che le autorizzazioni vengano concesse sulla base dei centimetri delle imbarcazioni. Io posso pescare perché la mia barca misura 11 metri e 80, un collega no perché la sua è più lunga di 35 centimetri». Le imbarcazioni con misura superiore, se pure di poco, ai 12 metri sono 13 in tutto. «Ogni barca ha quattro operatori a bordo –, spiegano i pescatori –, ossia una cinquantina di famiglie che vivono grazie a quel lavoro. Voi dovete andare a Roma e far capire queste cose ai tecnici, se necessario anche facendo la voce grossa per farvi sentire, visto che con noi non si vogliono confrontare». C’è molta preoccupazione tra i pescatori, qualcuno minaccia, come sta avvenendo nel mondo agropastorale, di portare licenze, certificati elettorali e bollette in Comune. «Se il problema non si risolve urgentemente – dice uno di essi – veniamo in Comune e non ci muoviamo finché non arriveranno risposte positive che ci consentano di lavorare». L’attesa per quello che verrà deciso a Roma giovedì mattina, cresce.
Piero Marongiu
Piero Marongiu