Turni mai fatti, agenti indagati
di Enrico Carta
Nei guai cinque poliziotti, alcuni dei quali oggi sono in servizio nella questura cittadina e a Sassari
3 MINUTI DI LETTURA
ORISTANO. Mai abbandonare il posto di servizio, specialmente se in zona c’è qualche telecamera che può registrare tutto. Se poi quel posto è un commissariato di polizia, dove la videosorveglianza è realtà da tantissimo tempo, le possibilità di essere scoperti sono altissime. E infatti alcuni agenti di polizia, oggi in servizio, dopo un inevitabile trasferimento, nelle questure di Oristano e Sassari, rischiano il processo. A chiedere il loro rinvio a giudizio è stato il pubblico ministero Andrea Jacopo Ghironi e l’udienza preliminare si svolgerà, in una data ancora da decidere, di fronte al giudice Claudio Cozzella. Sarà Nuoro il tribunale a ospitare l’udienza perché i reati risalgono al 2016, periodo in cui i cinque indagati erano ancora in servizio al commissariato di pubblica sicurezza di Ottana. Ed è sulle tabelle in cui venivano registrati gli ingressi e le uscite dal lavoro che la procura basa quasi per intero la propria accusa, facendosi però forte anche di un controllo sistematico dei movimenti dei presunti furbetti con la divisa.
A rischiare il processo sono gli agenti Daniele Porcu, 35 anni di Borore, difeso dall’avvocatessa Antonella Piredda; Giacomo Forleo, 38 anni residente a Ghilarza, difeso dall’avvocato Pier Luigi Meloni; Gianfranco Nurchis, 40 anni residenti a Santa Caterina di Pittinuri, località balneare del Comune di Cuglieri, difeso dall’avvocato Gianfranco Siuni; Stefano Deidda, 41 anni di Zerfaliu, difeso dall’avvocatessa Antonietta Sogos; Sebastiano Orani, 36 anni, nato a Sassari e residente a Ottana, difeso dall’avvocato Pietro Pittalis. L’accusa è chiara e per tutti identica, visto che tutti ricoprivano l’incarico di poliziotti e che tutti, in momenti differenti, avrebbero violato gli ordini e contravvenuto alle disposizioni sugli orari di lavoro. In più avrebbero falsificato i documenti in cui attestavano la loro regolare presenza al lavoro.
Secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero che iniziò a indagare dopo un esposto anonimo, capitava che un’ora dopo l’inizio del turno alle 6.50 del mattino l’agente facesse rientro nei locali del commissariato sino alle 9.20. Successivamente circa un’ora più tardi e sino a mezzogiorno, entrava e usciva dal commissariato e per di più in abiti civili. E la divisa da indossare sino alle 13.16? Mistero che dovrà essere chiarito in aula, al pari di tutte le altre inadempienze che vengono contestate ai cinque indagati che spesso erano protagonisti anche di uscite anticipate rispetto all’orario di lavoro previsto. Ovviamente queste variazioni di orario non venivano indicate nei registri, in cui risultavano presenze regolari così che i superiori continuavano a pensare che lungo le strade del Nuorese e dell’Oristanese le pattuglie fossero pronte a vigilare sull’ordine e sulla sicurezza. Come quella volta che il turno si sarebbe dovuto concludere alle 7.16 del mattino, ma la pattuglia fece rientro in commissariato all’1.46 ovvero con cinque ore e mezzo di anticipo rispetto al previsto.
Non tutti e cinque però si sarebbero comportati allo stesso modo. C’è chi, sempre stando alle accuse della procura, ne avrebbe approfittato in due sole occasioni e chi, al contrario, era un abitudinario degli orari compressi. Così a Gianfranco Nurchis vengono contestati due episodi, mentre al collega Sebastiano Orani quasi trenta aggiustamenti del turno. Una dozzina di volte sarebbe invece accaduto a Daniele Porcu, cinque in più a Stefano Deidda e appena quattro a Giacomo Forleo.
A rischiare il processo sono gli agenti Daniele Porcu, 35 anni di Borore, difeso dall’avvocatessa Antonella Piredda; Giacomo Forleo, 38 anni residente a Ghilarza, difeso dall’avvocato Pier Luigi Meloni; Gianfranco Nurchis, 40 anni residenti a Santa Caterina di Pittinuri, località balneare del Comune di Cuglieri, difeso dall’avvocato Gianfranco Siuni; Stefano Deidda, 41 anni di Zerfaliu, difeso dall’avvocatessa Antonietta Sogos; Sebastiano Orani, 36 anni, nato a Sassari e residente a Ottana, difeso dall’avvocato Pietro Pittalis. L’accusa è chiara e per tutti identica, visto che tutti ricoprivano l’incarico di poliziotti e che tutti, in momenti differenti, avrebbero violato gli ordini e contravvenuto alle disposizioni sugli orari di lavoro. In più avrebbero falsificato i documenti in cui attestavano la loro regolare presenza al lavoro.
Secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero che iniziò a indagare dopo un esposto anonimo, capitava che un’ora dopo l’inizio del turno alle 6.50 del mattino l’agente facesse rientro nei locali del commissariato sino alle 9.20. Successivamente circa un’ora più tardi e sino a mezzogiorno, entrava e usciva dal commissariato e per di più in abiti civili. E la divisa da indossare sino alle 13.16? Mistero che dovrà essere chiarito in aula, al pari di tutte le altre inadempienze che vengono contestate ai cinque indagati che spesso erano protagonisti anche di uscite anticipate rispetto all’orario di lavoro previsto. Ovviamente queste variazioni di orario non venivano indicate nei registri, in cui risultavano presenze regolari così che i superiori continuavano a pensare che lungo le strade del Nuorese e dell’Oristanese le pattuglie fossero pronte a vigilare sull’ordine e sulla sicurezza. Come quella volta che il turno si sarebbe dovuto concludere alle 7.16 del mattino, ma la pattuglia fece rientro in commissariato all’1.46 ovvero con cinque ore e mezzo di anticipo rispetto al previsto.
Non tutti e cinque però si sarebbero comportati allo stesso modo. C’è chi, sempre stando alle accuse della procura, ne avrebbe approfittato in due sole occasioni e chi, al contrario, era un abitudinario degli orari compressi. Così a Gianfranco Nurchis vengono contestati due episodi, mentre al collega Sebastiano Orani quasi trenta aggiustamenti del turno. Una dozzina di volte sarebbe invece accaduto a Daniele Porcu, cinque in più a Stefano Deidda e appena quattro a Giacomo Forleo.