La Nuova Sardegna

Oristano

Arancia meccanica a Masullas

Enrico Carta
Arancia meccanica a Masullas

Condannato a dieci anni un vicino di casa che ferì con un coltello un 62enne durante una rapina

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MASULLAS. La sera di terrore non è mai finita. Nel frattempo arriva la giustizia a lenire le ferite che i due coniugi, vittime di una rapina da Arancia meccanica, si portano dietro dal novembre dell’anno scorso. Il loro vicino di casa, Domenico Saiu (52 anni), di anni ne dovrà passare dieci dietro le sbarre. La condanna è arrivata al termine dell’udienza con rito abbreviato di fronte alla giudice per le udienze preliminari Annie Cecile Pinello che ha accolto le richieste del pubblico ministero Marco De Crescenzo che accusava l’unico imputato di rapina e tentato omicidio. Oltre alla condanna, Domenico Saiu sarà anche costretto a pagare 30mila euro di provvisionale per le due vittime, in attesa di capire a quanto ammonterà il risarcimento totale del danno, visto che i coniugi si erano costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Gianfranco Siuni.

In aula il pubblico ministero ha ricostruito la serata di terrore di Luciano Petza, 63 anni, e di sua moglie Graziella Coni, 57 anni. Alla casa di via Tuveri, attorno alle 21.30, qualcuno aveva suonato al campanello. Nessuno però era alla porta. Insospettiti i due coniugi si erano affacciati da una finestra del primo piano e da lì Luciano Petza aveva visto per strada Domenico Saiu. Il paese è piccolo e ci si conosce tutti, ancor di più se la sagoma è quella di un vicino di casa. Sembrava finita lì, invece qualche minuto dopo l’inconfondibile rumore dei vetri che vanno in frantumi aveva rotto il silenzio. Qualche attimo ancora e la casa diventa il teatro dell’orrore. Secondo la ricostruzione delle vittime fatta propria dal pubblico ministero, Domenico Saiu aveva fatto irruzione nella stanza in cui si trovavano i due coniugi. Aveva provato a scagliarsi contro la donna e allora il marito aveva fatto da scudo per evitare che sua moglie potesse essere colpita dal rapinatore che brandiva un coltello. Domenico Saiu sferrò qualche fendente e colpì più volte alle mani Luciano Petza che cercò così di proteggersi. Mentre i due lottavano a terra, alcuni vicini di casa erano stati messi in allarme dalle urla e, entrati in casa, avevano immobilizzato l’aggressore sino all’arrivo dei carabinieri. Ferito, Luciano Petza era stato ricoverato all’ospedale di San Gavino coi tendini delle mani rotte, tagli nel viso e una ferita a pochi centimetri dalla giugulare. È quella la distanza tra la vita e la morte, la distanza che ha trasformato una rapina in un tentato omicidio, nonostante l’avvocato difensore Aurelio Schintu abbia sostenuto che la contestazione fosse esagerata rispetto a quanto accaduto e che la volontà di uccidere non avesse mai attraversato la mente di Domenico Saiu.

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