La Sartiglia abbraccia di nuovo la città
di Enrico Carta
Il componidori Francesco Loi guida la prima giostra dopo la pandemia. Una ventina di minuti di emozioni e amarcord
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ORISTANO. È stato un fulmine senza il rombo del tuono che precede la tempesta di emozioni. È stato un lampo di quelli che cadono in mare e, al massimo, portano qualche goccia d’acqua. Si è appena percepito il profumo della Sartiglia, come quando le prime gocce di pioggia bagnano per pochi secondi la terra inaridita dopo mesi di caldo. C’è stato appena il tempo di percepirne l’aroma che era già finita. La folla, quasi per intero oristanese, sperava in un piccolo fuori programma, invece tutto è rimasto all’interno del rigido copione previsto dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
È stato il primo passo verso il ritorno alla normalità, dopo il nulla del 2021 e i bagliori del 2020 dimenticati subito per la pandemia che aveva già bussato alle porte del mondo. È stata un’impressione di Sartiglia, durata poco più di un quarto d’ora nelle sue fasi aperte al pubblico. A suo modo, passerà alla storia più questa di tante altre, di quelle dal ripetersi ciclico dell’evento: chi ne è stato protagonista e la racconterà, dirà sempre: «Era la prima dopo l’anno del covid».
Il resto, coi momenti della vestizione del componidori Francesco Loi, è rimasto nell’intimo di chi ha potuto accedere alla sede del gremio dei Contadini in via Aristana. È qui che tutto è iniziato verso mezzogiorno col solito copione ritmato dai tamburini e dai trombettieri del gruppo Sa Sartiglia. Indumento dopo indumento, il cavaliere è scomparso per trasformarsi in componidori. La maschera color olivastro del gremio dei contadini, presieduto quest’anno da Michele Pinna, ha coperto il volto del capocorsa e, appuntata la camelia sul petto, è arrivato il momento di mettersi in sella.
Le prescrizioni non hanno lasciato spazio alla fantasia e all’estro dei giostranti. Il corteo dei cavalieri ha seguito Francesco Loi, scortato da su segundu Luca Figus e da su terzu Daniele Ferrari, attraversando via Aristana e poi via Cagliari e infine piazza Manno, prima di entrare in via Duomo. In genere, questo era l’inizio di un lungo pomeriggio di brividi, ci si è dovuti accontentare di una scossa per risvegliarsi dal torpore di un anno senza sabbia, spade, stelle e acrobazie a cavallo.
Erano le 14.55 quando il corteo ha sfilato davanti alle ali di folla, stavolta in attesa solo sui marciapiedi e sul sagrato della Cattedrale, con i palchi tenuti nel magazzino per altra occasione. Il componidori ha eseguito l’incrocio delle spade con su segundu sotto la stella di latta. In una giostra vera sarebbe stato il segnale di inizio della sfida, quella che i cavalieri lanciano al galoppo per mostrare la loro abilità in sella e infilzare la stella di latta. È stato invece il segnale della fine. Il componidori, sempre composto ed elegante nel portamento in sella, è rimasto solo nel momento del commiato, dopo che Luca Figus, su segundu, aveva raggiunto il gruppo dei cavalieri in fondo al percorso rivolgendo lo sguardo alla Cattedrale e facendosi il segno della croce. Francesco Loi ha salutato tutti e chiuso la manifestazione: con sa pippia ’e maiu, il mazzetto di primule avvolto nel nastro, ha mandato la benedizione verso il pubblico col cavallo obbligato al passo dal copione rigido di quest’anno. Alle 15.15 ha raggiunto i suoi compagni di avventura, si è rimesso alla testa del corteo dei cavalieri mascherati ed è ripartito verso piazza Roma, attraversando via Diego Contini. Poi il tramonto della giostra, stavolta col sole ancora alto su via Mazzini, e il ritorno in via Aristana. Uno dopo l’altro, gli indumenti e gli ornamenti del costume sono tornati al loro posto. È ricomparso il volto del cavaliere che ha guidato la Sartiglia durata come un lampo, quella capace comunque di ricordare a tutti quanto è bello respirare aria di vita.
È stato il primo passo verso il ritorno alla normalità, dopo il nulla del 2021 e i bagliori del 2020 dimenticati subito per la pandemia che aveva già bussato alle porte del mondo. È stata un’impressione di Sartiglia, durata poco più di un quarto d’ora nelle sue fasi aperte al pubblico. A suo modo, passerà alla storia più questa di tante altre, di quelle dal ripetersi ciclico dell’evento: chi ne è stato protagonista e la racconterà, dirà sempre: «Era la prima dopo l’anno del covid».
Il resto, coi momenti della vestizione del componidori Francesco Loi, è rimasto nell’intimo di chi ha potuto accedere alla sede del gremio dei Contadini in via Aristana. È qui che tutto è iniziato verso mezzogiorno col solito copione ritmato dai tamburini e dai trombettieri del gruppo Sa Sartiglia. Indumento dopo indumento, il cavaliere è scomparso per trasformarsi in componidori. La maschera color olivastro del gremio dei contadini, presieduto quest’anno da Michele Pinna, ha coperto il volto del capocorsa e, appuntata la camelia sul petto, è arrivato il momento di mettersi in sella.
Le prescrizioni non hanno lasciato spazio alla fantasia e all’estro dei giostranti. Il corteo dei cavalieri ha seguito Francesco Loi, scortato da su segundu Luca Figus e da su terzu Daniele Ferrari, attraversando via Aristana e poi via Cagliari e infine piazza Manno, prima di entrare in via Duomo. In genere, questo era l’inizio di un lungo pomeriggio di brividi, ci si è dovuti accontentare di una scossa per risvegliarsi dal torpore di un anno senza sabbia, spade, stelle e acrobazie a cavallo.
Erano le 14.55 quando il corteo ha sfilato davanti alle ali di folla, stavolta in attesa solo sui marciapiedi e sul sagrato della Cattedrale, con i palchi tenuti nel magazzino per altra occasione. Il componidori ha eseguito l’incrocio delle spade con su segundu sotto la stella di latta. In una giostra vera sarebbe stato il segnale di inizio della sfida, quella che i cavalieri lanciano al galoppo per mostrare la loro abilità in sella e infilzare la stella di latta. È stato invece il segnale della fine. Il componidori, sempre composto ed elegante nel portamento in sella, è rimasto solo nel momento del commiato, dopo che Luca Figus, su segundu, aveva raggiunto il gruppo dei cavalieri in fondo al percorso rivolgendo lo sguardo alla Cattedrale e facendosi il segno della croce. Francesco Loi ha salutato tutti e chiuso la manifestazione: con sa pippia ’e maiu, il mazzetto di primule avvolto nel nastro, ha mandato la benedizione verso il pubblico col cavallo obbligato al passo dal copione rigido di quest’anno. Alle 15.15 ha raggiunto i suoi compagni di avventura, si è rimesso alla testa del corteo dei cavalieri mascherati ed è ripartito verso piazza Roma, attraversando via Diego Contini. Poi il tramonto della giostra, stavolta col sole ancora alto su via Mazzini, e il ritorno in via Aristana. Uno dopo l’altro, gli indumenti e gli ornamenti del costume sono tornati al loro posto. È ricomparso il volto del cavaliere che ha guidato la Sartiglia durata come un lampo, quella capace comunque di ricordare a tutti quanto è bello respirare aria di vita.