Oristano, restaurata la cappella del seminario diocesano
Oggi 28 maggio l’inaugurazione ufficiale
Oristano Dopo circa un anno di chiusura, la Cappella del Seminario arcivescovile, perfettamente restaurata grazie a un sapiente lavoro di recupero eseguito dall’architetto Giorgio Auneddu Mossa, ieri mattina è stata riconsegnata al culto mariano e riaperta alla fruizione.
L’arcivescovo Roberto Carboni, sottolineando l’importanza della Cappella per la cattedrale, per la diocesi e per la città, ha detto: «Non siamo proprietari di questi beni ma i custodi impegnati a conservarne la bellezza negli anni. Mi piace definire questo come un luogo di incontro, di vita e di partenza. Qui in tanti si sono ritrovati e hanno pregato l’Immacolata, dipinta da Giovanni Marghinotti, perché esaudisse le loro necessità e hanno preso decisioni di vita importanti in vista della partenza per seguire ognuno il proprio cammino».
La Cappella, realizzata con pregevoli marmi, alcuni dei quali estratti dalle cave di Carrara e altri, molto rari, provenienti dal Piemonte, dalla Toscana e dalla Sardegna, risulta attiva fin dal 1834, quando la cattedra arborense era retta dall’arcivescovo Giovanni Maria Bua. «Il restauro era necessario e non più procrastinabile, ed è stato reso possibile anche grazie a un contributo economico della Regione – osserva il Rettore del seminario Monsignor Alessandro Floris, che si è fortemente adoperato per il recupero del prezioso monumento – oggi possiamo finalmente dire che il suo recupero è stato completato e la Cappella è nuovamente fruibile dai fedeli».
Il progetto è stato redatto dall’architetto oristanese Silvia Oppo, che ha curato anche la direzione dei lavori, mentre i lavori, supervisionati dalla soprintendenza per Cagliari e Oristano, sono stati eseguiti dall’architetto e storico dell’arte Giorgio Auneddu Mossa, restauratore da oltre quarant’anni di beni culturali, e dalla sua equipe. «Abbiamo riportato alla bellezza originaria questa splendida Cappella, sottraendola al degrado progressivo arrecato dal tempo – ha spiegato Auneddu Mossa – in particolare, abbiamo riportato alla loro bellezza le cromie, comprese quelle delle pareti sulle quali insistevano colori non originali e non idonei, probabilmente messi in periodo recente. Altro intervento importante è stato quello riguardante la Sacrestia, il cui recupero ha interessato anche le sue aperture, chiuse con mattoni di fango da un muro che la divideva in due parti, e l’arco, che è ancora funzionale alla Cappella. Naturalmente è stato riportato alla sua bellezza originale anche il marmo nelle sue decorazioni e le scritte presenti, tra cui il monogramma di Maria, coperte dalla carbonatazione dovuta ai fumi delle candele”. Secondo Auneddu Mossa, l’impostazione della Cappella risale alla prima metà dell’ottocento. A quel periodo risalirebbe anche l’intervento di Giovanni Marghinotti, considerato uno dei più rappresentativi pittori sardi del XIX secolo. Suo il dipinto della Vergine Immacolata posto sopra l’altare della Cappella.