Impiegato infedele, il comune di Nughedu si rivolge al Tribunale civile e alla Corte dei Conti
Decisione della giunta comunale in autotutela
Nughedu Prima ancora della conclusione delle indagini, il caso delle sottrazioni indebite di denaro dalle casse comunali di Nughedu Santa Vittoria approderà nelle aule di Tribunale e alla Corte dei conti.
La giunta presieduta da Vanessa Corda ha deciso di procedere in regime di autotutela nei riguardi dell'ex dipendente Claudio Bruno Zago, identificato dalla Polizia come l'autore dei prelievi illegali rilevati alcuni mesi fa dalla responsabile del servizio finanziario e segnalati dalla sindaca alla Procura della Repubblica dopo verifiche più accurate. Tramite rappresentante legale l' amministrazione locale presenterà un'istanza al tribunale civile finalizzata all'accertamento dei reati commessi ai danni dell'ente e al recupero dei fondi fatti sparire dal bilancio pubblico sulla base di quanto sarà acclarato dalle autorità giudiziarie. Per garantirsi la restituzione delle somme nel caso in cui fossero confermate le accuse di peculato e autoriciclaggio contestate all'ex contabile, il Comune chiederà al giudice della Sezione Lavoro il sequestro conservativo dei beni di proprietà del presunto autore degli illeciti.
Contestualmente trasmetterà alla Corte dei conti la richiesta di accertamento dell'eventuale danno erariale. Entrambe le iniziative rientrano negli automatismi che scattano in presenza di ipotesi di reato e attraverso i quali le amministrazioni pubbliche tentano di rientrare in possesso delle somme sottratte tenendosi al contempo al riparo dai rischi in cui potrebbero incorrere anche in assenza di responsabilità dirette. Secondo le risultanze dell'attività investigativa svolta dalla Squadra mobile di Oristano e dalle prime ammissioni fatte davanti al giudice per le indagini preliminari, Claudio Bruno Zago avrebbe frodato i Comuni di Nughedu e Bidonì riversando nei propri conti correnti fondi pubblici per un importo complessivo di circa 650mila euro. Da quanto è emerso durante l'interrogatorio di garanzia, Zago sarebbe stato spinto a commettere gli atti illeciti dal miraggio di alcuni investimenti nel mercato finanziario e successivamente dal bisogno di rifarsi delle perdite.
Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, il metodo usato per appropriarsi del denaro consisteva nell'accreditarsi gli importi contenuti nei mandati di pagamento sostituendo i codici Iban dei veri destinatari con il suo. Con questo sistema l'ex funzionario avrebbe prelevato dal bilancio di Nughedu più di 100mila euro e circa 540mila da quello di Bidonì. Gli accertamenti sono tutt'ora in corso e solo a indagini chiuse si conosceranno le cifre esatte e si chiariranno le effettive responsabilità e soprattutto se ci sono altri responsabili in questa vicenda.