La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

“Albergo diffuso” con prostitute, 90enne di Oristano condannato a 3 anni

di Michela Cuccu

	L'appartamento di via Lanusei in cui è stato scoperto il giro di prostituzione (archivio) 
L'appartamento di via Lanusei in cui è stato scoperto il giro di prostituzione (archivio) 

In seguito alle indagini dei carabinieri, l’agente di polizia penitenziaria in pensione è stato ritenuto responsabile del giro di prostituzione scoperto nel 2018 nei suoi appartamenti

19 giugno 2024
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Oristano Condanna a tre anni e sequestro di quattro degli otto appartamenti nel centro storico, trasformati in alcove a luci rosse, il processo a carico di Giovannino Sanna, il novantenne riconosciuto colpevole di favoreggiamento della prostituzione. Nella sentenza emessa ieri mattina, i giudici del collegio del tribunale – presidente Carla Altieri, a latere Marco Mascia e Cristiana Argiolas – hanno infatti accolto le richieste del pubblico ministero Paolo De Falco, rivedendo l’entità finale della pena sollecitata. L’accusa, infatti, aveva richiesto quattro anni di reclusione, sostenendo che Giovannino Sanna, agente di polizia penitenziaria in pensione, fosse l’unico responsabile del giro di prostituzione scoperto nel 2018 durante le indagini dell’inchesta denominata “Albergo diffuso”. Per un anno intero i carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale, coordinati dalla procura, erano stati appresso al via vai dei clienti in alcuni appartamenti di via Lanusei, via Aristana e via Vinea Regum che Sanna affittava. Erano otto case la cui proprietà era divisa tra Sanna, sua moglie e i figli. Nel corso della sua requisitoria, il pubblico ministero aveva sostenuto che a gestire il via vai di inquilini che arrivavano sin lì per qualche attimo di sesso a pagamento, sarebbe stato solo Giovannino Sanna, che in aula, prima che l’accusa chiedesse la condanna per favoreggiamento della prostituzione, aveva respinto ogni addebito. Fornendo dichiarazioni spontanee al collegio del tribunale, aveva spiegato che la gestione degli appartamenti era in mano alle agenzie: «Mi mandavano gli inquilini, io regolarmente denunciavo la presenza degli ospiti alla questura. Facevo contratti regolari e registrati, non conoscevo gli inquilini». Parole confutate dalla pubblica accusa, che aveva sostenuto che Giovannino Sanna gestiva tutta l’attività di locazione degli appartamenti di via Lanusei, via Aristana e via Vinea Regum. L’imputato non sarebbe quindi stato un anziano all’oscuro di quel che accadeva tra quelle mura. Su siti e giornali gli annunci fioccavano e non lasciavano spazio al dubbio su ciò che facessero ragazze, donne più avanti con l’età e transessuali. Il tipo di annunci pubblicati era spesso esplicito, in altri casi ci hanno pensato i clienti interrogati dai carabinieri a confermare il motivo per cui si recavano in quei casi. Poi c’erano i vicini assai infastiditi per il continuo andirivieni e per rumori particolari in orari non consoni. A inchiodare il pensionato c’era poi anche il contenuto delle intercettazioni. Da alcuni dialoghi si capirebbe che Giovannino Sanna sia stato, dal 2015 al 2018, perfettamente consapevole dell’attività che si svolgeva all’interno delle sue case. I riferimenti espliciti all’attività di prostituzione, spesso senza usare questo termine, sarebbero stati frequenti. Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato difensore, Roberto Delitala, ha annunciato l’appello.

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