La Nuova Sardegna

Oristano

Il blitz

Sequestrata una piantagione di cannabis con vista sul carcere di Massama

di Enrico Carta
Sequestrata una piantagione di cannabis con vista sul carcere di Massama

La Squadra mobile della polizia scopre 8.600 piantine dal principio attivo altissimo. Arrestato il 75enne di Siamaggiore Fabio Serra, i complici in fuga abbandonano l’auto in corsia di sorpasso in una curva della 131

21 giugno 2024
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Siamaggiore Erano lì dove nessuno si aspettava di trovarle. Erano custodite in nove serre in un terreno ben visibile anche dal carcere di Massama, nel territorio comunale di Siamaggiore. Probabilmente è proprio per questa insolita vicinanza con le sbarre e i cancelli di sicurezza che per settimane hanno agito indisturbati. Chi mai avrebbe pensato che proprio lì qualcuno potesse osare tanto? Nessuno, almeno sino a due giorni fa, quando i coltivatori di cannabis hanno ricevuto la visita sgradita e inattesa delle pattuglie della Squadra mobile della polizia di Stato che hanno mandato gambe all’aria il loro piano. Niente prodotti sativi e commercializzabili. In quel terreno con vista sulla casa circondariale, dove ora è finito uno dei componenti della nutrita banda, il 75enne di Siamaggiore Fabio Serra, crescevano rigogliose solo piante dal principio attivo altissimo. Erano circa 8.600, alcune ancora sul terreno, altre in fase di essiccazione, altre ancora già lavorate, col prodotto finale messo nei sacchi e pronto per essere trasportato.

Anzi, un tentativo di andar via con parte del raccolto è stato anche fatto, con i malviventi che, durante la fuga, hanno prima provato in vari modi di far uscire di strada la pattuglia lanciata al loro inseguimento e poi hanno deciso di abbandonare il furgone con trentuno sacchi pieni di stupefacente. Alla pesa, gli agenti coordinati dal dirigente Samuele Cabizzosu hanno contato ben 155 chili di “roba di altissima qualità” già pronta per il mercato sempre florido dei consumatori di marijuana. E, al di là del carico abbandonato, non si sono preoccupati della tragedia che avrebbero potuto provocare, visto che, dopo aver percorso a tutta velocità una complanare sono sbucati sulla 131 lasciando il mezzo della fuga incustodito nella corsia di sorpasso. Se fosse sopraggiunta qualche altra auto, ci sarebbe potuto essere uno schianto dalle conseguenze facilmente immaginabili.

Questo, per fortuna, è solo ciò che sarebbe potuto accadere. Il resto invece è realtà, partendo dal blitz effettuato nel terreno che, dopo settimane di verifiche e controlli molto discreti, era stato individuato come quello giusto. Le precauzioni prese, come quelle di utilizzare dei teli scuri per nascondere il raccolto a sguardi indiscreti, non sono bastate ai coltivatori. Così, quando è scattato il piano per arrestarli, uno di loro è rimasto in trappola, mentre altri si sono diretti verso il nord Sardegna nella fuga rocambolesca che probabilmente si sarebbe dovuta concludere in un paese del Goceano. Sarà motivo di impegno per gli inquirenti che non si fermeranno certo qui. Le indagini ora proseguono per individuare il filo “verdissimo” che unisce il Campidano col nord Sardegna. È possibile che non ci voglia molto a individuare i complici di Fabio Serra, anche perché il volto di qualcuno di loro – pare dei giovanissimi poco più che adolescenti – sarebbe stato visto dagli agenti durante il blitz. Per il modo poi in cui è stata sviluppata la coltivazione, c’è il fortissimo sospetto che non sia lavoro di persone alle prime armi. L’esperienza non mancava di certo a chi ha realizzato le nove serre, installato un impianto di irrigazione all’avanguardia, utilizzato concimi costosissimi, predisposto dei locali per l’essicazione, la lavorazione, per lo stoccaggio e, da ultimo, per ammassare il prodotto finito nei sacchi. Mancava solo l’ultimo passaggio, il trasporto per la consegna al grossista e poi ai commercianti al dettaglio. Ma a volte è proprio l’ultimo metro della corsa che è decisivo.

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