La Nuova Sardegna

Oristano

Controllava la moglie a distanza col telefonino, arrestato per maltrattamenti a Oristano

di Enrico Carta
Controllava la moglie a distanza col telefonino, arrestato per maltrattamenti a Oristano

Il marito di 64 anni in manette dopo la denuncia di conoscenti della coppia: è un impiegato statale che impediva alla consorte di muoversi liberamente es esercitando su di lei controllo stringente

26 luglio 2024
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Oristano Per anni l’avrebbe vessata. Non l’avrebbe fatto con la violenza fisica, come spesso avviene nei casi di maltrattamenti tra le mura domestiche, bensì attraverso un controllo continuo e stringente. Per evitare che la consorte avesse qualsiasi libertà di movimento e di decisione, il marito avrebbe addirittura installato nel telefonino della consorte l’applicazione con la quale monitorava, a distanza e secondo per secondo, tutti gli spostamenti di lei. Alla fine, però, si è tradito proprio mentre la signora era in questura e stava affrontando l’audizione protetta di fronte agli investigatori della Squadra mobile. Avuta la conferma di quanto la vittima stava raccontando, i poliziotti si sono immediatamente messi in azione e hanno effettuato un arresto in flagranza differita, possibile cioè anche se i reati sono avvenuti in un tempo precedente a quello in cui le forze dell’ordine intervengono.

È questa una possibilità concessa nei casi di “codice rosso” ovvero la legge speciale che consente azioni particolari per limitare gli effetti o per far cessare violenze di genere o maltrattamenti e stalking in genere. È così che è anche stato possibile processare l’imputato per direttissima, già questa mattina, venerdì 26 luglio, anche se ancora non c’è la sentenza perché gli avvocati Anna Maria Uras e Giuseppe Contini hanno chiesto i termini a difesa che sono stati concessi dal giudice Salvatore Carboni. L’autore delle presunte violenze in famiglia (non indichiamo il nome per tutelare l’identità della vittima come sempre avviene in situazioni del genere, ndr) è un impiegato pubblico oristanese di una sessantina d’anni che per parecchio tempo avrebbe braccato in ogni modo la moglie, impedendole qualsiasi minima forma di autonomia. Il tutto sarebbe avvenuto con l’aggravante delle condizioni di salute della signora che, da tempo, non sarebbero ottimali e davanti ai figli della coppia che però non si sono mai accorti di questi comportamenti del padre o li avrebbero invece sottovalutati quando non ignorati.

Non altrettanto avrebbero fatto dei conoscenti della coppia che, in forma anonima, si sono rivolti nelle scorse settimane alla polizia di Stato. A quel punto il personale specializzato della Squadra mobile avrebbe cominciato un’indagine serrata sotto il coordinamento del pubblico ministero Sara Ghiani. Raccolta la segnalazione, gli inquirenti hanno trovato il modo di avvicinare la signora e di convincerla ad andare in questura dove si stava sottoponendo all’audizione protetta, momento in cui avrebbe dovuto confermare le accuse verso il marito. Proprio mentre si stava svolgendo questa delicata fase delle indagini, il telefonino della vittima è stato tempestato di messaggi tutt’altro che cortesi e premurosi, ma carichi di violenza e in cui si sarebbe palesato il controllo totale che il marito aveva sulla moglie.

Era proprio questo uno dei comportamenti che la signora voleva evidenziare. Il marito, infatti, aveva installato sui loro due telefonini un’applicazione che gli consentiva di controllare tutti gli spostamenti. Proprio in quel frangente si è accorto che la moglie si trovava fuori di casa per un’uscita non concordata e avrebbe così fatto pressioni per sapere dove fosse e perché tornasse immediatamente indietro. I messaggi si sono susseguiti senza tregua e a quel punto la polizia è passata all’azione andando ad arrestare il marito. Quella dei messaggi a raffica con insulti, comandi e anche minacce sarebbe stata una pratica costante. Così come quella del controllo del telefonino della vittima, cosa che sarebbe avvenuta ogni volta che il marito faceva ritorno a casa. Quella era anche l’occasione in cui cancellava i messaggi che mandava alla consorte per nascondere ogni prova delle vessazioni psicologiche continue cui la sottoponeva. Ora si attende la decisione del giudice che, per il momento, ha convalidato l’arresto e mandato l’imputato ai domiciliari in una casa diversa da quella in cui risiedeva col resto della famiglia.

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