Oristano, 9mila piante di cannabis di fronte al carcere: due arresti a Burgos e uno a Sarule
Sono i complici del coltivatore di Siamaggiore già fermato. I tre erano scappati dopo un pericoloso inseguimento sulla 131
Siamaggiore I fuggiaschi avevano i giorni contati. Ne sono passati poco più di quaranta da quando la Squadra mobile della polizia di Oristano aveva scoperto l’enorme serra con vista sul carcere di Massama in cui era coltivata marijuana. Subito era stato arrestato l’agricoltore Fabio Serra, 73 anni di Siamaggiore, proprietario del campo in cui si trovavano circa 9mila piantine di cannabis con thc al 19%, uno spazio per la lavorazione e l’essiccazione della droga e una serie di attrezzature per portare avanti la coltivazione.
I suoi presunti complici erano invece fuggiti in maniera rocambolesca, tentando di mandare fuori strada i poliziotti che li inseguivano e raggiungendo infine la 131 da dove poi erano riusciti a tornare ai loro paesi di origine. Di strada ne avevano fatta parecchia, ma gli inquirenti sono arrivati sino a casa loro e li hanno arrestati.
Due di sono di Burgos, mentre il terzo complice è di Sarule - al momento non è stata comunicata l'identità dei tre -. Per scappare avevano utilizzato un furgone preso a noleggio, in cui erano trasportati ben 155 chili di marijuana già essiccata e pronta per la vendita. Il mezzo era preceduto da una macchina di grossa cilindrata che doveva svolgere il ruolo di staffetta apripista. Il conducente del furgone, braccato e con le pattuglie che lo incalzavano, aveva effettuato alcune manovre per tentare di mandare fuori strada gli agenti, senza però riuscirvi.
Una volta preso un po' di vantaggio aveva abbandonato il mezzo nella corsia di sorpasso della strada statale 131 ed era fuggito a piedi nelle campagne circostanti. L'indagine era però proseguita e al primo arresto in flagranza, quello del 73enne di Siamaggiore che con un trattore stava cercando di distruggere la coltivazione illegale una volta notata la polizia, ne era seguito un secondo: durante una perquisizione a Burgos era finito in manette un giovane che stava cercando di ingannare gli agenti sostituendosi ad uno degli indagati. Anche quest'ultimo aveva tentato di fuggire colpendo ripetutamente, con calci e pugni, i poliziotti e lanciandosi in un dirupo pieno di rovi dove, però era stato raggiunto e quindi fermato nonostante i tentativi di resistenza.
Oggi, martedì 30 luglio, le prove raccolte in questi quaranta giorni hanno invece portato all'ulteriore sviluppo dell'inchiesta. Su richiesta della procura della Repubblica e a seguito del provvedimento del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Oristano sono state eseguite altre tre misure cautelari. La Squadra Mobile è infatti risalita al nome del conducente dell’auto che fungeva da staffetta, il quale è stato portato in carcere a Badu e Carros. Per l’autista del furgone sono stati invece disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Quest’ultimo, dopo il rocambolesco inseguimento, pensando di allontanare da sé ogni sospetto, aveva sporto una falsa denuncia di furto del furgone nel tentativo di procurarsi un alibi. L’inchiesta, che ha portato al sequestro della piantagione illegale, composta da circa 9000 piante, la metà delle quali ancora a dimora e l’altra metà già raccolte e messe a essiccare, nonché i 155 chili di marijuana già pronta alla vendita, ha tolto dal mercato circa 3 tonnellate di infiorescenze che, se vendute al dettaglio, avrebbero fruttato al sodalizio criminale, circa cinque milioni di euro. Oltre allo stupefacente, la Squadra mobile ha sequestrato tutto l’occorrente per la coltivazione, l’estirpazione, la sbocciolatura ed il confezionamento della droga.
L’indagine, coordinata dal dirigente Samuele Cabizzosu, si sposta ora su un livello superiore indirizzata a comprendere quale avrebbe dovuto essere il destinatario o i destinatari ultimi dello stupefacente. C'è infatti il forte sospetto che la cannabis dovesse servire, come già dimostrato da altre inchieste, per essere utilizzata come merce di scambio per l’acquisto di stupefacenti di altra tipologia, cocaina soprattutto. Non si escludono quindi collegamenti con bande ben organizzate che hanno contatti importanti anche fuori Sardegna col mondo dello spaccio.
A proposito dei reati contestati agli arrestati, oltre a quelli di coltivazione, produzione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravati dall’aver detenuto un ingente quantitativo, sono stati contestati anche i reati di resistenza e di simulazione di reato in concorso.