La Nuova Sardegna

Oristano

L’inchiesta penale

Caso S’Aladerru a Bosa, l’ex sindaco Piero Casula e gli altri cinque pronti al ricorso contro i decreti penali

di Enrico Carta

	Le campagne a est di Bosa dov'è prevista la realizzazione del canale di S'Aladerru
Le campagne a est di Bosa dov'è prevista la realizzazione del canale di S'Aladerru

L’ex primo cittadino e gli altri amministratori si opporranno alla condanna diretta di 5mila euro arrivata nei giorni scorsi per falso e interruzione di pubblico servizio per la mancata realizzazione del canale che dovrebbe servire a evitare gli allagamenti

08 settembre 2024
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Bosa Per ora la scelta è quella di aspettare per far parlare direttamente l’aula. Il caso giudiziario legato alla mancata realizzazione del canale di S’Aladerru, opera che doveva servire per mitigare il rischio idrogeologico nella cittadina, non ha scosso più di tanto gli animi nei giorni in cui si preparava la festa di Regnos Altos che sancisce a Bosa anche la fine dell’estate. Contro i sei decreti penali di condanna saranno presentati altrettanti ricorsi, come hanno annunciato i legali delle persone che sono state raggiunte da questa particolare forma utilizzata nel diritto penale e di cui dispone l’accusa tramite un passaggio col giudice per le indagini preliminari. Tuttavia esiste una forma di garanzia assoluta per chi lo riceve, perché può tacitamente accettarlo oppure opporsi ed è quello che accadrà. «Faremo ricorso» sono le uniche parole che arrivano dall’ex sindaco Piero Casula – è difeso dall’avvocato Guido Manca Bitti –, dall’attuale e anche allora vice sindaco Federico Ledda – difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini – e dalle ex assessore della precedente esperienza amministrativa raggiunte dal decreto penale di condanna ovvero l’allora titolare del Bilancio, Maria Giovanna Campus, l’ex responsabile all’Istruzione Paola Pintus, l’ex con delega ai Servizi sociali Maura Marongiu e l’ex all’Ambiente Carmen Mariani – tutte difese dall’avvocato Roberto Nati –. L’unica a essere uscita di scena senza la condanna a 5mila euro, multa comunque che nessuno avrebbe dovuto pagare perché per i sei raggiunti dal decreto penale interviene la sospensione condizionale della pena, è stata l’ex consigliera di minoranza Claudia Mastinu che, pur inizialmente indagata, per la procura non ha avuto responsabilità nella vicenda del mancato voto.

Per il pubblico ministero Armando Mammone sarebbe stato uno stratagemma a fermare il progetto: la giunta Casula, ispirata dal sindaco, avrebbe inventato delle incompatibilità per fermare la pratica e fare in modo che il canale di S’Aladerru non venisse costruito. Il motivo di tale contrarietà è individuato nella perdita di consensi politici a cui il sindaco e la sua maggioranza avrebbero dovuto far fronte se l’opera fosse andata avanti. Si sarebbe infatti dovuto procedere a effettuare degli espropri, in alcuni casi anche in terreni di particolare pregio, cosa che suscita sempre un bel po’ di malcontento. Da qui avrebbero origine i due reati, quello di falso perché le incompatibilità e quindi la mancata partecipazione al voto non sarebbero state reali e quello di interruzione di pubblico servizio. A tal proposito, il decreto penale chiarisce bene la posizione dell’ex sindaco Piero Casula. Dalle motivazioni contenute nell’atto si evince chiaramente che non ha mai presentato dichiarazione di incompatibilità. Per la procura avrebbe invece suggerito ai colleghi di giunta di utilizzare il pretesto delle incompatibilità per fermare l’iter di costruzione del canale. Ora è proprio questo uno degli aspetti principali su cui verterà l’ormai certo processo, che sarò fissato dopo che i sei presenteranno il ricorso facendo fare un passo indietro a tutta la vicenda giudiziaria. Oggetto di discussione saranno poi anche altri aspetti ovvero se l’incompatibilità sia riferibile solo alle parentele che ciascuno aveva o se la mancanza di serenità nel prendere una decisione potesse essere legata anche a rapporti di amicizia molto profondi; e ancora ci saranno da valutare le due testimonianze su cui l’accusa basa le proprie convinzioni che la difesa ritiene errate: sono quelle dell’ex vicesindaco Alessandro Campus e dell’ex assessora Piera Addis che lasciarono la giunta Casula nel 2021.

Ma cos’è il canale di S’Aladerru, opera dalla Regione ritenuta indispensabile per mitigare l’impatto dei fenomeni atmosferici, mentre altri la ritengono inutile e preferirebbero un allargamento del canale tombato di via Lamarmora? 

Il canale di S’Aladerru è un’opera di mitigazione del rischio idrogeologico che, secondo la Regione che da più di un decennio ne chiede la realizzazione, eviterebbe buona parte degli allagamenti che si verificano a Bosa ogniqualvolta le piogge siano abbondanti. La costruzione del canale è pensata per deviare una parte delle acque che provengono dal Rio S’Aladerru che, ingrossandosi con le precipitazioni, riversa su Bosa una gran quantità di acqua. Queste acque infatti si immettono ora nel canale tombato presente in via Lamarmora che non è assolutamente in grado di contenere un’elevata quantità di precipitazioni. È per questo motivo che puntualmente l’acqua fuoriesce dal canale tombato allagando buona parte del centro storico di Bosa. Il nuovo canale farebbe convogliare una buona parte delle acque piovane verso il nuovo canale tra Sant’Eligio e il fiume Temo a monte del ponte vecchio, evitando così gli allagamenti di buona parte del centro storico. A proposito del canale nuovo, ad approvare il progetto fu la prima versione della giunta Casula in carica nel 2013.

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