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Oristano

Storia e memoria

Gianvalerio Sanna: «La reggia degli Arborea spetta al Comune di Oristano»

di Enrico Carta

	Il retro dell'ex reggia giudicale poi trasformata in carcere
Il retro dell'ex reggia giudicale poi trasformata in carcere

L’ex assessore regionale chiarisce i contorni della legge: «È un bene dismesso perché ha cessato la sua funzione di carcere. Il sindaco e la Regione facciano le azioni che servono per acquisirla».

22 ottobre 2024
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Oristano Serve chiarezza. Serve utilizzare i termini a ragion veduta ed è importante evitare approssimazioni. Servono soprattutto azioni decise che il Comune, attraverso la Regione, può mettere in campo per avere per sé la reggia giudicale degli Arborea. Il dibattito sul futuro del palazzo dei signori di Oristano, poi trasformato in carcere e ora in predicato di passare alla Prefettura che dovrebbe trasferirvi gli uffici, si arricchisce. Prende infatti una posizione molto netta l’ex assessore regionale agli Enti locali e all’Urbanistica Gianvalerio Sanna, che ricoprì l’incarico durante a giunta Soru. L’intervento arriva dopo quelli dell’ex sindaco Guido Tendas e del prefetto Salvatore Angieri che ieri si erano avvicendati traendo conclusioni opposte sulla futura destinazione dello storico edificio di Piazza Manno.

Il dibattito L’ex primo cittadino ha detto che la reggia giudicale deve tornare alla città, il funzionario dello Stato ha invece insistito sul fatto che il trasferimento della Prefettura è un bene per la collettività che così risparmia sull’affitto e recupera un bene culturale. I due interventi sono arrivati a un giorno di distanza dalla nuova presa di posizione del sindaco Massimiliano Sanna che era rimasto su posizioni molto simili a quelle del prefetto per quanto riguarda la proprietà, rispondendo a spron battuto all’interpellanza dei consiglieri di centro sinistra.

Il bene è dismesso Ora c’è Gianvalerio Sanna che si sofferma da principio su questioni tecniche legate al passaggio di proprietà del bene: «Si stanno proponendo versioni e considerazioni fuorvianti rispetto alla realtà dei fatti. Non si può parlare per questo caso né di proprietà e tanto meno di prelazione in quanto sono termini infondati e inesistenti nella vicenda che riguarda il futuro della Reggia giudicale. La sostanza dei fatti dice che il bene è stato interamente dismesso dal Ministero di Grazia e Giustizia e che, nel gennaio 2016 l’assessorato regionale degli Enti locali ha confermato l’interesse della Regione all’acquisizione del bene, reiterando l’istanza di trasferimento del compendio immobiliare al patrimonio regionale sulla base dell’articolo 14 dello Statuto di Autonomia che prevede: “La Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo».

Trattativa bocciata È un pensiero che si differenzia, anzi contrasta proprio con la lettura della legge che ha dato il Prefetto Salvatore Angieri che ritiene che il bene non sia mai stato dismesso dallo Stato e quindi non può essere trasferito ad alto ente. Così prosegue il ragionamento di Gianvalerio Sanna: «In presenza di un’istanza regionale, non poteva in alcun modo essere avviata dal Demanio dello Stato con il ministero degli Interni alcuna interlocuzione per succedere nella titolarità di un bene che, a termini di Statuto, spetta alla Regione e che in questo caso ha richiesto l’applicazione di un proprio diritto costituzionale. Per altro lo Statuto è chiaro nell’affermare che “Beni e diritti connessi a servizi di competenza statale e a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione”».

Funzioni cessate Calando la legge nell’episodio che vede al centro la reggia giudicale Gianvalerio Sanna sostiene: «Nel caso che ci riguarda la funzione di competenza statale, ovvero quella di carcere circondariale, è cessata e non può in alcun modo esserne individuata un’altra, scavalcando il diritto della Regione stabilito dalla Statuto e non è ammissibile che lo Stato possa all’infinito individuare una nuova destinazione d’uso, perché allora la norma non potrà mai essere applicata e il bene rimarrebbe in eterno allo Stato».

Bene culturale C’è poi un ulteriore problema che l’ex assessore regionale individua: «Non si riesce a capire come sia possibile operare su un bene culturale per trasformarlo in uffici secondo le attuali leggi sulla sicurezza dei posti di lavoro, tenendo conto di dover operare su un bene vincolato e impossibile da trasformare e il tutto senza neppure interpellare le Soprintendenze competente». E il sindaco? Da ultimo il riferimento è al primo cittadino e all’azione dell’amministrazione comunale, con la quale Gianvalerio Sanna è molto diretto ed esplicito: «Sarebbe necessario che il Comune di Oristano solleciti con urgenza la Regione e la giunta regionale perché faccia valere in sede di confronto e, se necessario, di contenzioso con lo Stato, il diritto della Regione a succedere nella proprietà del bene che solo successivamente potrà rientrare nella disponibilità del Comune per i progetti di valorizzazione che si riterranno possibili. Se esiste il verbale di assegnazione al Ministero degli Interni da parte del Demanio dello Stato è questo il documento da impugnare nelle sedi giurisdizionali del caso. Nel caso questo documento non esistesse, a maggior ragione, la Regione dovrà sollecitare il Demanio a provvedere a dare corso alla richiesta del 12 gennaio 2016, che ne chiedeva l’acquisizione».

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