La Nuova Sardegna

Oristano

National Geographic

La bellezza del Sinis fa il giro del mondo in uno scatto

di Caterina Cossu
La bellezza del Sinis fa il giro del mondo in uno scatto

La foto selezionata dalla rivista internazionale è di Andrea Marongiu, fotografo di Cabras che da tempo immortala con i droni il territorio dove è nato e cresciuto

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Cabras Sfondo bianco, sfumature che vanno dal giallo al blu, dove spiccano le gocce di verde della vegetazione. La bellezza delle saline della Penisola del Sinis è in mondo visione su una prestigiosa pubblicazione del National Geographic, abbinata a una frase d’amore di Grace Sibley. Lo scatto non poteva che essere di Andrea Marongiu, noto fotografo originario di Cabras che da tempo immortala con i droni il territorio dove è nato e cresciuto e valorizza con un occhio inconsueto i paesaggi dell’Oristanese. I suoi scatti erano già apparsi sulle pagine nazionali del National Geographic Travel, ma ora la testata naturalistica offre a lui e al luogo simbolo delle sue foto la ribalta mondiale in un volume da collezione. «Per un naturalista è il massimo dei riconoscimenti, un’occasione unica e ne sono molto onorato. Che poi sia stato quel paesaggio nello specifico a colpire, mi gratifica ancora di più perché è lì, nel Sinis, che vado anche solo per staccare gli occhi dal monitor e la testa dal lavoro. Lì vado a rilassarmi, riflettere, a cercare nuove vedute con occhi mai uguali».

Andrea Marongiu era già arrivato terzo a un contest su scala mondiale, settorializzato però rispetto all’utilizzo di una particolare marca di droni. Ora la foto è stata selezionata da un portale online di fotografi professionisti da Jeffrey Kerby, scienziato e fotografo per la famosa rivista, che ha pubblicato quest’anno un volume dal titolo “The world from above”, proprio il mondo dall’alto. Lo stile di Andrea Marongiu è inconfondibile: drone lanciato a decine di metri d’altezza, camera a 90 gradi verso il basso. «In questo tipo di scatti non c’è profondità, solo forme geometriche, linee e composizioni del terreno, quelli che da terra possiamo solo immaginare. Mi capita di percorrere le strade in auto e pensare a cosa vedrei da lassù se inquadrassi quei colori, quei luoghi, in quel momento. Così nascono le mie foto e anche il Sinis, dove sono nato e cresciuto, mostra aspetti di sé sempre diversi e sorprendenti».

Da qualche anno il fotografo cabrarese porta avanti un progetto fotografico proprio sulle zone umide, luoghi che conosce dall’infanzia e con i quali ha un forte legame emotivo, iniziato con una mostra personale da Ros’e Mari e dove in questi giorni tornerà ad esporre uno degli scatti della sua collezione. La pubblicazione di questo ultimo volume risale a qualche tempo fa, ma per dare l’annuncio sui suoi seguitissimi canali social, Marongiu ha aspettato di averlo tra le mani: «Dovevo vederlo, toccarlo, vedere quella foto nell’insieme, è stato emozionante. Non so perché sia stato scelto proprio quello scatto: di certo non sono uno che si sbilancia a parole e se le mie emozioni sono passate attraverso l’immagine, tanto da farla selezionare, allora questo mi rende felice. Pur tra tanti impegni vorrei continuare ora a lavorare sulla mia visione delle zone umide, la loro conformazione cambia di mese in mese e a dirla tutta danno il meglio di sé proprio nei periodi lontani dalla calca estiva, quando le stagioni allontanano il turismo di massa e gli ambienti sono liberi».

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