La Nuova Sardegna

Oristano

Il dibattito

«La reggia degli Arborea deve andare subito al Comune, poi penseremo al suo futuro»

di Enrico Carta
«La reggia degli Arborea deve andare subito al Comune, poi penseremo al suo futuro»

Il fondatore dell’associazione Oristano Nascosta, Marco Piras: «Si rispetti la legge che prevede l’acquisizione del bene, c’è una soluzione alternativa per i nuovi uffici della prefettura»

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Oristano Prima di tutto c’è da acquisire la reggia al patrimonio regionale e conseguentemente fare in modo che il Comune diventi il nuovo proprietario. Ogni altro discorso arriva in un secondo momento, compreso quello del restauro. Marco Piras, fondatore dell’associazione culturale Oristano Nascosta, si inserisce nel dibattito sul futuro, ma forse è meglio spostare tutto al presente, della vecchia dimora degli Arborea. Gli sviluppi degli ultimi mesi sono noti: il Demanio ha annunciato di aver trovato l’accordo per trasferire in piazza Manno gli uffici della Prefettura, ma per tanti questa mossa significa anche togliere alla città per sempre il suo massimo bene identitario. Dopo l’annuncio, per qualche settimana, c’è stato un bel po’ di clamore e più voci si erano levate per fare appello al mondo politico affinché facesse pressione e venisse rispettata la legge regionale che consente l’acquisizione del bene, qualora questo abbia cessato la sua precedente funzione. Non essendo più un carcere, il palazzo dei vecchi regnanti d’Arborea potrebbe quindi entrare a far parte del patrimonio regionale per poi essere inserito tra i beni del Comune.

Il sindaco Massimiliano Sanna si era dimostrato alquanto prudente, dopo l’annuncio fatto da Demanio e Prefettura, ma a qualcuno era sembrato un fare buon viso a cattivo gioco. Fatto sta che, dopo qualche mese di silenzio, l’argomento è tornato d’attualità dopo l’appello di quattro professionisti e dell’associazione Itinera Romanica che, nei giorni scorsi, hanno scritto una lettera in cui si chiedeva che il restauro non cancellasse ciò che potrebbe essere recuperato dell’edificio originario. Marco Piras, che in questo caso si fa portavoce anche del sentore comune dell’associazione da lui fondata, va oltre e chiede per prima cosa «il rispetto delle regole». Il riferimento è proprio alla norma che prevede la possibilità che la Regione acquisisca il bene: «Da oltre dieci anni, prima come singolo cittadino e dal 2016 con Oristano Nascosta, porto avanti azioni che mirano alla riscoperta del patrimonio medievale della città. Quella della restituzione della reggia a Oristano è un punto fermo e imprescindibile di tutto il discorso, che si collega e va oltre la riscoperta dei cunicoli sotterranei che percorrono gran parte del centro storico. Uso il termine restituzione della reggia non a caso, perché la norma è chiarissima e, in quanto norma, va rispettata: l’edificio deve andare al Comune». Batte con insistenza su questo punto, perché è solo dall’acquisizione che poi discende tutto il resto: «Mi domando come si può restaurare un edificio dell ’800 e sostenere che si sta salvaguardando e valorizzando la Reggia Medievale? O così non si sta forse tombando definitivamente l’antica costruzione? Fa sorridere pensare a una valorizzazione legando il futuro della reggia al trasferimento della prefettura e dei suoi uffici in piazza Manno. Un buon restauro non è assolutamente possibile se si dovesse verificare una situazione del genere, per cui la nostra associazione insiste e chiede che sia completamente ribaltata l’azione – dice Marco Piras –. Trovo assurdo stabilire cosa fare dell’edificio prima di aver capito cosa c’è di antico e recuperabile e cosa può essere messo in evidenza. Utilizzando tutte le tecniche moderne, capiamo cosa ancora esiste del vecchio castello degli Arborea e poi decidiamo cosa farne. Agire al contrario non può che portare in un’unica direzione: perdere ogni possibilità di recuperare il bene storico».

Marco Piras è convinto che la parte centrale della reggia esista ancora, nascosta sotto il restauro effettuato dai Savoia nel momento in cui trasformarono il palazzo in carcere. «Esistono le tecniche per mettere in rilievo ciò che ci può essere di interessante dal punto di vista architettonico – prosegue –, ma la valorizzazione è impossibile se si decide anticipatamente cosa si vuol farne. Certo è che se diventerà la sede degli uffici della prefettura, il suo valore sarà perso per sempre». E qui si entra nei meandri di un discorso ben più complesso che va oltre il recupero del bene architettonico: «Quel palazzo è prima di tutto un bene identitario non solo di Oristano, ma dell’intera Sardegna. Quella degli Arborea fu una casata importante, rispettata per tutto il medioevo e al centro di vicende cruciali per la storia europea. A Barcellona, forse anche più che in Sardegna, riconoscono il valore degli Arborea e non è un caso se nei romanzi dello scrittore Ildefonso Falcones i regnanti di Oristano ed episodi che li riguardano vengano citati continuamente. Trovo assurda la proposta che è stata avanzata di fare della reggia un museo della memoria, idea che sinceramente non so bene cosa significhi, ma che certamente non è adeguata all’importanza di un bene del genere. Mi ripeto: se non dovesse essere restituito alla città verrà calpestata l’identità di Oristano e di tutta la Sardegna».

Marco Piras ha anche a portata di mano la soluzione per la sistemazione della prefettura: «C’è l’edificio dell’ex Banca d’Italia in via Donizetti inutilizzato da anni. Sarebbe molto più semplice adeguare quello per destinarlo agli uffici dello Stato lasciando fuori da questo discorso la reggia». Sono tutti punti fermi che nelle prossime settimane troveranno anche maggior vigore in un convegno che la stessa associazione Oristano Nascosta sta organizzando e che avrà anche il patrocinio del Comune, segnale che l’amministrazione forse non getterà la spugna tanto facilmente. Intanto, è assai probabile che nei prossimi giorni si muova anche la Regione. Voci di palazzo danno alcuni consiglieri oristanesi del centro sinistra come molto attivi sulla questione. Potrebbero presentare un atto politico ufficiale, portando così il dibattito su un livello superiore.

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