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Oristano

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Maggioranza senza numeri e il sindaco “scappa” dall’aula

di Enrico Carta
Maggioranza senza numeri e il sindaco “scappa” dall’aula

Il primo cittadino abbandona la seduta assieme alla maggioranza per non andare sotto. La crisi in Comune resta irrisolta: tutti i risvolti della giornata

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Oristano Al termine di una giornata campale, il capitano lascia la nave. Neanche lo fa per ultimo perché a bordo c’erano ancora la minoranza di centro sinistra e i quattro dissidenti di Forza Italia e perché dopo di lui esce persino il consigliere di maggioranza Giuseppe Carboni, rientrato fugacemente per recuperare il giubbotto. Poco dopo le 20, a conclusione di dieci ore di peripezie nelle stanze dove (non) si decide e dopo un consiglio comunale singhiozzante, Massimiliano Sanna ha scelto la via d’uscita più comoda o forse l’unica che gli è sembrata possibile: la fuga. E non ha fatto come il tenente Colombo, che, varcata la soglia, usava poi tornare indietro per chiedere ulteriori chiarimenti o proporre un ragionamento. Da lì il primo cittadino si è infatti perso nelle luci della sera. Vaso di coccio tra vasi di ferro, ha così sancito con quella mossa non solo che, in questo momento, non è in grado di risolvere la crisi, ma anche che ha assai poca disponibilità ad accogliere le richieste dei quattro frondisti e infine che per stare in piedi deve reggersi alla stampella amica del consigliere civico indipendente (?) Sergio Locci, candidatosi per rompere gli schemi e più volte scialuppa di salvataggio del centro destra annaspante.

Avrebbe detto Ennio Flaiano: «La situazione politica è grave, ma non è seria». Il rincorrersi degli eventi nelle ultime giornate ha suscitato infatti battute, risatine e commenti caustici in giro per la città, ancor di più di fronte all’ennesimo attorcigliarsi del sindaco della sua maggioranza – anche qui bisogna usare il punto interrogativo, perché i numeri dicono il contrario –. Forse potrebbe essere più adatto per fotografare la situazione di Oristano scomodare il duo Troisi-Benigni in “Non ci resta che piangere”.

IL FREEZER La mattina ha regalato subito una perla quando è arrivata la comunicazione ufficiale del primo cittadino. Dal primo piano di palazzo Campus Colonna è arrivata la nota che annunciava il «congelamento» dell’assessore alla Cultura Luca Faedda, suscitando le prime reazioni ilari, trasformatesi in accuse dirette quando di sera si è arrivati in aula, con la consigliera del Pd Carla Della Volpe che ha chiesto tra l’ironico e lo sdegnato se si stesse parlando di «merluzzi o di incarichi politici». In ogni caso Luca Faedda nel freezer ci rimarrà ancora, perché il sindaco non ha fatto la poi fatto il passo successivo di assegnare ad altri le deleghe del defenestrato, ma le ha tenute per sé in attesa del vertice di domani.

LA SEDUTA In consiglio comunale è poi andato in onda l’ultimo momento di un giorno di ordinaria follia politica. Prima tutti presenti, salvo gli assenti per lavoro, alle votazioni per mozioni, interpellanze e interrogazioni che non comportavano voti, poi è arrivato il momento thriller. I quattro consiglieri dissidenti di Forza Italia Paolo Angioi, Valeria Carta, Gianfranco Licheri e Davide Tatti hanno proposto la sospensione della seduta. La mossa era fatta per stanare il sindaco temporeggiatore perenne, chiuso a riccio nel suo «Decidiamo dopo il vertice di giovedì», e l’indipendente Sergio Locci che, ancora una volta, è stato attirato dalla ragion di stato come il metallo dalla calamita. Quando il resto del centro destra ha capito di non avere voti sufficienti per far passare le variazioni di bilancio da 830mila euro – un cifrone, mica i bruscolini alla Nino Frassica – la strategia è stata quella di lasciare l’aula e far sì che la prosecuzione della seduta andasse in seconda convocazione domani, quando il quorum per garantire il numero legale scende e consente al centro destra di ossigenare i polmoni ormai collassati. Poteva essere decisiva la presenza di Sergio Locci che ha scelto invece di seguire la maggioranza-non maggioranza. Alle 20.30 il la seduta è sciolta e tutti sono ancora lì, ben saldi al loro posto anche senza numeri. Dopotutto domani è un altro giorno, ma anche oggi lo è.

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