La Nuova Sardegna

LA NUOVA AUTONOMIALa Sardegna è già nazione, ora diventi Stato

Carlo Pala *
Carlo Pala
Carlo Pala

26 settembre 2010
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A volte le parole fanno più paura dei significati concreti che vogliono indicare. Il dibattito sull’indipendentismo ne è una dimostrazione. Da umile studioso di questi temi vorrei esprimere alcune considerazioni. Ha ragione Parisi quando afferma che la questione indipendentista è divenuta importante. Forse in Sardegna si sta facendo finta di non osservare che l’idea indipendentista non sia scomparsa. Non mi riferisco solo ai risultati elettorali di alcuni partiti; credo che la società sarda, quasi inconsciamente, stia recuperando lentamente una tale aspirazione.

La nuova autonomia, tutti gli interventi


Non entro nel merito sulla desiderabilità del sentimento separatista. Fino a questo momento vi sono meno persone che si sentono indipendentiste rispetto a una maggioranza che non si sente tale. Talvolta chi si permette di parlare di questi argomenti è tacciato come folcloristico, che propina e propugna idee morte, fuori dal tempo, ridicole o pericolose. Non credo sia giusto pensarla così. Il fatto stesso che il dibattito di questi giorni sia così appassionato, dimostra che l’argomento non è affatto peregrino.

La letteratura politologica su questi temi concorda sul fatto che in Sardegna ci sia un conflitto che oppone una regione al suo Stato-Nazione. Questa frattura non è necessariamente violenta, non implica un separatismo, non pregiudica lo sviluppo economico della stessa periferia, non richiede maggiori forme di autogoverno. Semplicemente, esiste. Esiste in quei sentimenti che noi sardi sentiamo quasi non tangibili nella loro essenzialità, in rapporto al resto del Paese. Parlo di grandi differenze, palesi ai più, come di piccole, che restano in un piccolo pertugio della nostra mente.

Quasi in una dimensione para o proto-politica prima che politica tout court. Più o meno consapevolmente. Bene, tali sensazioni sono il fondamento dell’essere “nazione”. E qui sta un aspetto centrale. Da un punto di vista scientifico la Sardegna è una Nazione. Che questa debba diventare anche Stato è un altro aspetto. Come nazione assume confini che racchiudono una popolazione omogenea in grado di costruire il proprio sentimento di appartenenza ad un unicum di elementi che la rendono esclusiva. Né migliore né peggiore; diversa. Tutto ciò si trasforma nel concetto di identità politica.

Qui arriva il punto. È necessario politicizzare questa diversità? È opportuno che un’identità, un insieme di esigenze esclusive e non escludenti, un sostrato di pensieri, di parole, di suoni, di simboli, di sentimenti, di appartenenze debba trasformarsi in qualcosa di separato da una serie di regole, di confini e di valori da proteggere e da far sviluppare omogeneamente? Non tacciamo, con superficialità, di antiquati coloro che pensano di sì. Sovranità e indipendenza non sono la stessa cosa.

La prima diviene la condizione necessaria per l’efficiente, politicamente, realizzazione della seconda. La sovranità è quando un popolo può costruire un progetto di sviluppo della propria esistenza avendo le possibilità e gli strumenti per poter decidere sul proprio futuro. Non sempre questo significa vivere al di fuori dello Stato di appartenenza: sono tanti gli esempi di popoli sovrani da un punto di vista economico e non politico. Nel sentire comune i due termini si equivalgono. Non da un punto di vista empirico e scientifico.

L’indipendenza deriva dalla sovranità, ne è il pieno riconoscimento politico. Quello a cui aspira una parte dei sardi. Attraversiamo un momento in cui questi temi non fanno più ridere, ma richiedono un serio dibattito. Forse prima, o parallelamente, all’indifferibile dibattito sul nuovo Statuto, si dovrebbe aprire in Sardegna una grande discussione sul sentimento di appartenenza, sull’identità e sull’indipendentismo. Qualsiasi soluzione vi si prospetti, avremmo recuperato quella nostra particolarità di popolo che nessuno vorrà mettere in dubbio. Avremo scritto una pagina fondamentale della nostra storia, non solo politica.
* politologo, università di Cagliari
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