Quando si parla del padre Anzi della vita e della morte
“Il tempo della vita” il libro di Marcos Giralt Torrente pubblicato da Elliot Un bell’esempio di come vicende intime possano avere carattere universale
E’ lunga, a dir poco, la lista dei libri il cui autore, spesso un romanziere, smessi per quanto possibile i panni dell’inventore di mondi, fa i conti con la figura paterna: e si intende qui la figura reale, quella che ai suoi giorni ha dato la luce prima, e un’impronta ineludibile poi.
Un fare i conti con il padre che in maniera inevitabile è, anche e soprattutto, un fare i conti con la vita – la propria e quella del genitore; ma che più ancora di questo è un fare i conti con la morte – la propria, quella del genitore e quella di ogni lettore destinato a scorrere le pagine dell’opera.
Perché la grande qualità dei libri a cui ci si riferisce, che è del resto la stessa della letteratura in generale, è l’universalità, e cioè il saper parlare a tutti pur partendo da vicende intime e private: in anni recenti, si hanno degli esempi straordinari in “Patrimonio” di Roth, “Vita e morte di un ingegnere” di Albinati e “Geologia di un padre” di Magrelli.
Alla lista dei libri simili di grande valore si aggiunge ora “Il tempo della vita” di Marcos Giralt Torrente, appena pubblicato da Elliot (192 pagine, 17,50 euro).
A fare da pietra angolare, anche in questo caso, è la malattia: è quando un esame medico rivela l’esistenza di una cisti e la necessità di un’operazione urgente, infatti, che il rapporto tra genitore e figlio cambia. «Mio padre fa cadere le sue ultime difese e per la prima volta accetta il mio aiuto senza complessi, addirittura lo chiede. Non ho il coraggio di fare promesse che so di non poter mantenere. È strano. Io, che passo la vita pensando, cercando di giocare d’anticipo, mi proibisco di fare congetture. Per paura. Ma anche per opporre ancora le mie priorità alle sue. È la mia ultima resistenza. La testimonianza dei tempi passati. Da allora, senza rendermene conto, mi trasformo in suo padre.»
Il legame che per oltre trentacinque anni è stato informato da una vicinanza sospetta, non di rado forzata, di quelle che a fatica celano la distanza, muta fisionomia all’apparire del cancro: deve mutarla, e di necessità, perché Marcos è il solo che sostiene davvero l’uomo, la cui compagna («l’amica conosciuta in Brasile» la chiama Torrente senza mai farne il nome, rivelando così il suo giudizio sulla donna) si defila presto, di fatto abbandonandolo. Colpiscono, de “Il tempo della vita”, l’aperta sincerità dell’autore nel mettere a nudo sé e le complicate dinamiche famigliari nella prima parte e il racconto dei tentativi di combattere il male fisico e interiore nella seconda, e la spietata scansione cronologica con cui restituisce, a ognuno di noi, un’intera esistenza.