Sullo sfondo le tensioni con Moby
Vincenzo Onorato ha il 40 per cento delle quote dell’ex compagnia di Stato
CAGLIARI. Tutti i quattro soci di Tirrenia-Cin hanno detto sì al trasferimento della sede legale da Napoli a Cagliari: vuol dire che è finita la guerra intestina degli ultimi mesi? È possibile ma non è detto che il gruppo Moby (40 per cento delle azioni) abbia deciso di rinunciare alla scalata della maggioranza assoluta, perché è questo da sempre l’obiettivo dell’armatore Vincenzo Onorato, confermato anche all’inizio dell’estate. Il resto degli azionisti erano e sono rimasti fedeli al presidente e amministratore delegato sin dall’inizio, Ettore Morace. A guidare il terzetto è il fondo d’investimento Clessidra (35 per cento), che oltre a essere azionista di Cin è anche nel gruppo Moby (32 per cento). Poi gli ultimi due azionisti della Compagnia Italiana di navigazione: la genovese Gip di Luigi Negri (15) e la Shipping investments (10). Si sa da tempo che la lite all’interno del consiglio d’amministrazione ruota intorno al patto sindacale del 2012 che prevede la fusione fra Tirrenia-Moby. Doveva essere in tempi stretti, secondo Onorato, ma gli altri soci – che insieme hanno la maggioranza e neanche un anno fa hanno rinnovato la fiducia a Ettore Morace – hanno replicato: «Quel progetto di fusione è ancora da studiare». Poi, come sostengono dagli uffici Tirrenia-Cin, è stata anche l’Antitrust nazionale a bloccare l’ipotesi, per evitare il sicuro monopolio dell’accoppiata Cin-Moby sulla rotte da e per la Sardegna. Ma Onorato non ha abbandonato il progetto e la scorsa estate è ritornato alla carica, lasciando intendere di aver trovato i soldi per scalzare gli altri soci a lui ostili. Ma di quella scalata non si è saputo più nulla. Sta di fatto comunque che sul trasloco in Sardegna i quattro azionisti hanno votato compatti e l’unanimità potrebbe essere l’inizio di una nuova pace dentro Tirrenia-Cin. (ua)