La Nuova Sardegna

Arru: «Commissari senza padrini, ora il taglio delle Asl»

di Umberto Aime
Arru: «Commissari senza padrini, ora il taglio delle Asl»

«Potrebbero essere cinque o quattro, o anche una sola Con la Centrale unica d’acquisto risparmi dal 5 al 20%»

5 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Undici commissari appena nominati. Cinque ore abbondanti di conclave o quasi per scegliere i traghettatori di otto Aziende sanitarie, delle due universitarie e del Brotzu verso quella che sarà, in primavera o al più tardi d’estate, la «vera e grande riforma».

Come il centrodestra a suo tempo, almeno così pare, anche la Giunta di centrosinistra però ha faticato non poco per trovare l’accordo, accontentare tutti, evitare contraccolpi e non finire impallinata.

Assessore Luigi Arru, nella sanità hanno vinto come sempre i partiti?

«Non mi pare proprio. Stavolta hanno pesato l’esperienza e la professionalità di chi è stato nominato».

È sicuro?

«Sì e sono soddisfatto. In Giunta abbiamo fatto un ottimo lavoro».

Non sia reticente: il Partito democratico ha conquistato otto poltrone, una a testa Sel, Centro democratico e Partito dei sardi.

«La vicinanza a un gruppo o all’altro di sicuro non è stato il criterio seguito. Mai poteva essere quello dopo che il presidente Francesco Pigliaru aveva detto prima in campagna elettorale e poi quando si è insediato: ora conterà la competenza, molto meno, quasi nulla, l’appartenenza. Ripeto, è stata questa la nostra via maestra. Anzi, l’unica e condivisa sin dall’inizio da tutta la maggioranza di centrosinistra».

Però ogni nomina ha avuto un padrino?

«Non abbiamo nominato undici robot. Ma undici persone con le loro idee. Meglio ancora: sono undici esperti d’alto livello nella gestione della sanità. Non mi pare che nell’elenco ci siano politici di professione. Basta leggere il curriculum di ciascun commissario per capire che sono state solo nomine oggettive, non soggettive e ancora meno pilotate».

Il Pd, suo partito di riferimento, ha fatto la parte da leone e ogni corrente ha piazzato una bandierina.

«Nessuna lottizzazione. Abbiamo puntato solo su professionisti e i buoni risultati arriveranno presto. Tanto che i commenti del giorno dopo sono stati in larghissima parte positivi».

L’operazione “addio partiti” poteva, doveva essere o no più profonda?

«Lo è stata e anche netta. Sarebbe sciocco dire che la politica non è attenta, spesso fin troppo, a quanto accade nella sanità. Ma noi abbiamo spaccato a metà il capello: la maggioranza che governa ha dato e darà, come dev’essere, gli indirizzi, mentre i commissari hanno e avranno il compito di ridurre la spesa e migliorare lo standard dei servizi. Le due funzioni sono ben distinte e con il nuovo Comitato di monitoraggio verificheremo che gli obiettivi siano raggiunti».

Nessuno dei manager nominati dal centrodestra meritava la riconferma?

«Qualcuno aveva dalla sua titoli e risultati tanto da essere riconfermato, ma il taglio col passato doveva essere deciso».

Tessere a parte, a comandare sarà un nuovo partito, quello dei medici, e lei è un medico prestato alla politica.

«Sette su undici sono colleghi, ma sono tutti esperti in gestione sanitaria. Poi, nella mia professione, non ci sono blocchi, c’è molta frammentazione».

Uno dei commissari è il suo capo di gabinetto, Giuseppe Pintor, nominato all’Azienda mista di Sassari: nessun imbarazzo ?

«Abbiamo scelto, anche in questo caso, una persona di grande preparazione ed equilibrio che ha ottenuto il gradimento pieno da parte del mondo accademico».

Ciascun commissario dovrà nominare due direttori: uno sanitario, l’altro amministrativo: sarà un’altra lottizzazione?

«Saranno tutte scelte ponderate e che non aumenteranno i costi. Come prevede la legge, i direttori dovranno essere già dipendenti delle rispettive Aziende sanitarie»,

Qual è l’Asl messa peggio?

«Nella contabilità Oristano e Lanusei hanno chiuso bene i loro bilanci e a quei direttori uscenti questo merito va riconosciuto. Sulla qualità del servizio invece c’è ancora molto da lavorare e dappertutto, anche se la nostra sanità pubblica può vantare diverse eccellenze ed è a quel livello che vogliamo portare il resto del sistema».

L’equazione più qualità e meno spesa è un miraggio.

«In questi ultimi anni, sono cresciuti i costi ma non i servizi. Ora abbiamo fissato un tetto massimo per la spesa, non più di 2,9 miliardi, e questo vorrà dire che andremo a recuperare subito una prima e consistente parte dell’attuale disavanzo, 300 milioni».

Come?

«Nei primi quattro mesi, più eventuali altri quattro, spetterà ai commissari individuare gli sprechi, razionalizzare, ottimizzare, cancellare i doppioni, puntare su una nuova organizzazione sempre sostenuta da un forte, coinvolgente, senso civico e professionale. Poi con la Centrale unica d’acquisto, sarà possibile risparmiare subito dal 5 fino al 20 per cento».

Oltre agli appalti fuori controllo, nelle Asl c’è anche il buco nero delle assunzioni interinali.

«Saranno vietate, anche se va detto che in alcune situazioni sono state necessarie per colmare i vuoti in organico provocati dal blocco delle assunzioni. Purtroppo ci sono stati degli abusi ».

C’è anche il pozzo senza fine della spesa farmaceutica.

«Siamo la maglia nera fra le regioni. Qui il disavanzo sfiora i 123 milioni all’anno e dobbiamo ridurlo in fretta. Anche in questo capitolo senso civico e coinvolgimento saranno decisivi. Sia chiaro: è l’intera spesa che non può più crescere. Dal 2015 c’è il pareggio di bilancio e quindi ogni costo in più vorrà dire meno soldi per gli investimenti. Non possiamo permettercelo se vogliamo far uscire la Sardegna dalla crisi».

Quando partirà la riforma vera e propria?

«Se siamo bravi in primavera, altrimenti in agosto. Ma vogliamo comunque accelerare».

Quanti commissari fra otto mesi saranno promossi manager?

«Vedremo»

Quante saranno le Asl?

«Dipenderà dalle legge di riordino degli Enti locali: la base sarà quella».

Azzardi un numero.

«Non scommetto. Potrei dire cinque o quattro, più quella per le emergenze-urgenze, l’Areus, ma anche una sola. Non mi sento di fare previsioni. Dico solo che saranno meno, molto meno, di otto».

Attenzione, i sindaci non accetteranno diktat.

«Giusto. Il rapporto costante con il territorio è un obbligo. Ascolteremo tutti».

Anche per la rete ospedaliera servirà il massimo della concertazione.

«Il riordino è pronto e lo valuteremo con i sindaci. Da 6.174 posti letto vogliamo scendere a 5.863. Ma non è un taglio, la chiamerei riorganizzazione. Nessun piccolo ospedale sarà penalizzato, semmai riqualificato secondo la mappa prevista dalla legge approvata dal Consiglio. Lo ripeto: puntiamo a una sanità diffusa e mirata sul sociale e sulla prevenzione».

E anche sulla ricerca.

«Certo e sotto questo aspetto contiamo molto sul Mater Olbia. Sono convinto che ci sarà una perfetta integrazione fra privato e pubblico».

Dopo dieci mesi da assessore, se oggi il presidente Pigliaru dovesse proporgli l’incarico, accetterebbe?

«Devo ammettere che la professione mi manca. Però direi ancora sì e lo ringrazierei, come ho fatto a suo tempo, per la dimostrazione di stima e fiducia».

Dopo le incomprensioni di mesi fa, come sono oggi i rapporti fra il governatore e l’assessore?

«Il confronto è stato e continuerà a essere il filo conduttore del lavoro della Giunta. Siamo una squadra e lo abbiamo dimostrato anche con la nomina dei commissari. Sono undici scelte di ottima qualità e sempre condivise».

Neanche un dubbio postumo?

«Assolutamente no, col presidente abbiamo lavorato in sintonia. Siamo soddisfatti e lo saremo ancor di più con i primi risultati».

Giuri su una data certa.

«Presto, molto presto, e saranno i cittadini i primi ad accorgersi che c’è stata una svolta. Una svolta di qualità».

Primo piano
La storia 

Il racconto di una commessa: «Pagata solo 3,50 euro l’ora per lavorare nei festivi»

Video

Rissa furibonda fuori da un locale a Sassari, le impressionanti immagini della notte di follia

Le nostre iniziative