La Nuova Sardegna

Saremar, via ai licenziamenti

Saremar, via ai licenziamenti

I sindacati: partita la procedura e anche le navi saranno vendute, ci opporremo

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CAGLIARI. La Saremar continua il suo lento inabissamento. Un nuovo incontro tra sindacati e Regione si è chiuso con la consapevolezza che le posizioni sono sempre più distanti. La compagnia è in concordato preventivo. Tra qualche giorno i 167 dipendenti riceveranno le lettere di licenziamento, il provvedimento partirà dal 1 gennaio 2016. Ma anche le navi sono in vendita.

«Esiste anche un’offerta – dice il segretario della Filt Cgil Arnaldo Boeddu – per l’acquisto delle navi. Ma per noi la strada è diversa. Si deve creare una divisione marittima dell’Arst che entri nel capitale di Saremar e consenta alla compagnia di restare in parte pubblica e garantire il servizio». I sindacati cercano di capire quali saranno le prossime mosse della Regione. «L’assenza degli assessori all’ultimo incontro è stato un atto di scarsa attenzione verso i lavoratori della Saremar che ora forse per la prima volta capiranno che il rischio licenziamento si fa più concreto – continua Boeddu – . Mi spaventa la volontà della Regione di disfarsi di un’azienda che produce utili. Come dimostrano i bilanci. Non riesco a capire il perché di questa strategia. So che il concordato impone la procedura che viene ora applicata. Ma c’è una via di uscita. Basta la volontà di attuarla. In molti altri casi di privatizzazione, come nella società che gestisce l’aeroporto di Alghero, la Regione ha mantenuto una quota di minoranza. Mi chiedo perché non venga fatto anche per la Saremar. La compagnia fornisce un servizio pubblico e ha già i mezzi adatti per continuare a svolgere un servizio pubblico indispensabile. Proprio per questo continuo a chiedermi quali siano le linee politiche che l’assessorato e ancora di più la giunta, vogliono portare avanti in una vertenza che riguarda 167 lavoratori. Si rischia di vedere andare via non solo un altro pezzo di occupazione nell’isola, ma anche di vedere ridotto il diritto alla mobilità. I sindacati continueranno a opporsi a questo progetto».

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