La Nuova Sardegna

La faccia oscura di Facebook

di Marco Bittau
La faccia oscura di Facebook

Il lato violento del social nel nuovo libro-inchiesta di Antonello Zappadu

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Come Davide e Golia. Il fotoreporter Antonello Zappadu contro il gigante dei social network, quel Facebook che con il suo format in 15 lingue per 1.4 miliardi di utenti attivi ha fatto di Mark Zuckerberg uno degli uomini più ricchi e influenti del pianeta. La posta in gioco è alta: la diffusione planetaria di contenuti di brutalità e violenza inaudite, immagini di esecuzioni, torture, stupri, sesso esplicito con libertà di accesso a partire dai 13 anni. Ma la posta in gioco è anche la libertà di stampa e di critica, il vivere civile e soprattutto il diritto di gridare ai quattro venti una domanda quasi banale nella sua semplicità: in che mondo stiamo vivendo?

Tutto nasce dalla nuova fatica giornalistica di Antonello Zappadu, fotoreporter sardo di Pattada, classe 1957, casa e famiglia in Colombia, cuore che batte forte in Gallura. Un libro inchiesta di 360 pagine in formato e-book, dal titolo emblematico: "Il libro nero di Facebook" (Michele Longhi Editore), scritto a quattro mani insieme al fratello Salvatore, anche lui giornalista. Due anni di lavoro per monitorare, selezionare e classificare i contenuti e le immagini devastanti disponibili in regime di libero accesso nel social network. Con un lancio internazionale l’e-book sarà disponibile il 28 ottobre, una data simbolica: il dodicesimo anniversario della nascita di Facebook, anzi dell’antenato Facemash.

Ancora prima della pubblicazione, tra Zappadu e Facebook è stata subito guerra: sono bastati i primi annunci e il Grande fratello ha bloccato il profilo personale del fotoreporter. Una sospensione prima per sette ore, poi prorogata per sette giorni e ora chissà per quanto altro tempo. Insomma, è scattata per il libro quella censura che invece è mancata per le foto dell’orrore che circolano liberamente nel social. «L’e-book – spiega Zappadu, popolare per le inchieste sul banditismo in Sardegna, sul narcotraffico in America latina e autore delle foto-scandalo a Villa Certosa, diventate l’incubo peggiore di Silvio Berlusconi – è solo un compendio, limitato e parziale, della spazzatura che quotidianamente ammorba le pagine Facebook nel mondo. Abbiamo selezionato foto e video, debitamente oscurate nei particolari più crudi, per denunciare i rischi, soprattutto per i più giovani, di una rete colabrodo che, lungi dal sempre proclamato e mai rispettato dovere di vigilanza, da un lato consente ai ragazzini di tutto il mondo, di entrare in diretto contatto con le sozzure e le aberrazioni che presentiamo alla pubblica opinione; dall'altro, con questa "mostra" di foto e video gallery dell'orrore evidenziamo come non funzioni alcuna censura o controllo credibile su tutto ciò che ogni ora di tutti i giorni viene postato in rete. Il libro è, sopra ogni altra cosa, una denuncia sul degrado cui può arrivare, per una platea così sconfinata, un malinteso senso della libertà di divulgazione e comunicazione della rete nella ricerca della massima condivisione possibile. Ai lettori il giudizio sulla faccia sporca di Facebook e sui limiti naturali ed etici che, crediamo, non possano essere superati da nessuno, tantomeno da chi, in quanto più grande e popolare tra i tanti social, ha maggiori responsabilità e doveri sociali. A noi importa invece che un’autorità imponga da subito il divieto categorico ai minori, cioè sotto i 18 anni, di tutte le latitudini di potersi iscrivere a qualsiasi social di questo tipo. È una battaglia di civiltà».

@marcobittau

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