La Nuova Sardegna

Libia, duecento morti nuova strage in mare

di Maria Rosa Tomasello

L’Onu: da gennaio sono partiti in 300mila, 2.500 risultano morti o dispersi Obama: fermare gli aguzzini. Il New York Times: Roma e Atene lasciate sole

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ROMA. I corpi galleggiano in acqua, davanti alla spiaggia di Zuwara, a decine, alcuni con il giubbotto di salvataggio. Spuntano riversi sulla sabbia uomini, donne, bimbi senza più vita, trascinati dalla marea assieme alle poche cose che avevano con sè. Una bomboletta spray, una scarpa, un paio di bermuda, i simboli del doppio naufragio. Duecento persone sono morte giovedì notte davanti alle coste libiche poco dopo essere partite su due degli innumerevoli barconi della morte che hanno trasformato in un cimitero il Mediterraneo. In poche ore la Guardia costiera libica recupera 160 cadaveri, una pesca macabra sotto gli occhi della città degli scafisti; 40 vengono scoperti nella stiva di un vecchio barcone semi-affondato riportato a riva dalle onde. Ma il numero delle vittime potrebbe essere maggiore: secondo le Nazioni Unite, infatti, sulle due imbarcazioni viaggiavano 500 persone. I sopravvissuti della nuova strage, riporta il quotidiano britannico The Guardian sono 201, profughi fuggiti dalla Siria, da Pakistan, Marocco, Bangladesh, Africa sub-sahariana. A centinaia i cittadini di Zuwara, stanchi di tanta morte, scendono in piazza: «Basta con i trafficanti vampiri» gridano, «Fermate l’uccisione dei bambini».

Dall’inizio dell’anno 300mila persone hanno attraversato il Mediterraneo, e di questi 2.500 sono morte o risultano disperse nel tentativo di raggiungere l’Europa, stima l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Quasi 200mila persone hanno raggiunto la Grecia, mentre 110mila sono sbarcati in Italia, un forte aumento rispetto all’anno scorso quando in 12 mesi circa 219mila persone rischiarono la vita lungo «la rotta più mortale».

Davanti alla strage infinita dei rifugiati e all’ondata migratoria epocale che sta mettendo in ginocchio i Paesi frontalieri, la Casa Bianca chiede all’Unione europea una stretta sui trafficanti di esseri umani e parla di «fallimento dell’Ue». Dagli Stati Uniti arriva la bocciatura del New York Times alle politiche europee di fronte «alla più grande ondata di rifugiati dalla seconda guerra mondiale»: «L’Europa finora ha fatto poco per aiutare Italia e Grecia, dove approdano molti dei rifugiati» scrive il prestigioso quotidiano americano, sottolineando come l’Unione europea «non solo non è riuscita a elaborare un sistema condiviso di quote, ma alcuni Paesi - Francia e Germania in particolare - hanno fatto di tutto per fermare la gente alle loro frontiere». La cancelliera tedesca Angela Merkel torna a ribadire la necessità che gli Stati membri condividano le responsabilità con un piano comune: «Possiamo immaginare i centri di registrazione in Italia e Grecia, ma solo se sarà chiaro che non sono chiamate a prendere in carico tutti coloro che vedono riconosciuto il loro diritto d’asilo. Per questo noi diciamo che c’è bisogno di un sistema equo di quote»

Ieri, nel giorno in cui a Reggio Calabria i cadaveri di quattro migranti morti probabilmente per le esalazioni, hanno accompagnato lo sbarco di oltre 200 rifugiati (1.430 le persone salvate giovedì), a Palermo sono iniziate le autopsie delle 52 vittime della stiva della morte raccolte dal pattugliatore svedese “Poseidon”. Per la tragedia la procura di Palermo ha chiesto la convalida del fermo di 10 presunti scafisti del barcone con l’accusa di omicidio volontario e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si tratta di 7 marocchini, 2 siriani e un libico. «I racconti dei migranti sono raccapriccianti - ha detto il procuratore aggiunto Maurizio Scalia -. Tutti erano costretti con forza e violenza a restare sotto coperta in una situazione infernale». Per avere i risultati degli esami saranno necessari quattro o cinque giorni: i corpi sono al momento conservati in un camion frigo, mentre il cimitero più grande della città, è stato chiuso per due giorni per le ispezioni cadaveriche. Il Comune, in difficoltà a causa della mancanza di loculi, ha ricevuto la disponibilità dei sindaci della provincia ad accogliere le salme.

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