La Nuova Sardegna

Il prof con l’orecchino: «Diritti violati»

di Luca Fiori
Il prof con l’orecchino: «Diritti violati»

Insegnante al liceo Azuni di Sassari spiega: mai avuto problemi, mi giudicano solo per il mio lavoro

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SASSARI. Se due giorni fa avesse trovato davanti all’ingresso della scuola il professore Luca Malvè, insegnante di matematica e fisica al liceo Azuni di Sassari, probabilmente la dirigente dell’istituto alberghiero di Arzachena, Fabiola Martini, avrebbe impedito l’ingresso anche a lui.

Di ruolo dal 2006,da cinque anni titolare di una cattedra nel liceo principe della città, Luca Malvè avrebbe forse rischiato di non superare “i controlli di sicurezza” imposti dalla dirigente dell’istituto gallurese. Motivo? Tre orecchini e un piercing nell’orecchio sinistro che lo fanno sembrare più uno studente dell’ultimo anno che un professore.

«Non fare entrare lo studente a scuola - spiega l’insegnante - è stata a mio parere una violazione dei diritti civili e del diritto allo studio. Credo che sia sempre più utile avere un dialogo educativo con gli studenti - continua Malvè - piuttosto che imporre loro delle regole dall’alto». Per il professore di matematica e fisica orecchini e piercing non sono mai stati un problema. «Fortunatamente no - assicura - i miei colleghi, i miei alunni e i loro genitori mi giudicano per il mio lavoro e non per altro. Probabilmente nel regolamento dell’alberghiero di Arzachena - conclude il docente - sono state inserite dell regole che riguardano l’igiene, ma sul fatto che il piercing siano degli accessori poco igienici ci sarebbe tanto da dire».

La pensa allo stesso modo la preside del liceo scientifico Spano di Sassari Maria Paola Curreli. «Quello che mi infastidisce - spiega la dirigente da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili - è che spesso nel vietare l’utilizzo degli orecchini si fa distinzione tra maschi e femmine. Se c’è un divieto deve essere per tutti - aggiunge - è anche vero che se l’istituto alberghiero si è dato quel regolamento è compito della preside farlo rispettare. Piuttosto mi porrei delle domande - conclude - sul perché siano state inserite quel tipo di regole».

Regole che devono avere un senso anche per Peppino Loddo, il preside dello storico liceo Siotto di Cagliari che qualche settimana fa ha fatto parlare di sè per aver inaugurato l’anno scolastico invitando nella sua scuola un gruppo di migranti. «La cosa che più mi dispiace e mi preoccupa di più di tutta questa storia - spiega - sono le modalità con cui è stata gestita questa vicenda. Se la scuola deve ricorrere a chiamare i carabinieri per risolvere un problema con uno studente - continua - significa che si è arrivati a un’interruzione preoccupante del dialogo con la famiglia, oltre che con gli studenti stessi. È giusto che la scuola abbia un suo regolamento - continua il preside del Siotto - ma è sulle regole che bisogna ragionare. La scuola non può chiedere agli studenti di rispettare regole che vanno in rotta di collisione con i tempi e con il sentire comune - aggiunge Loddo - nella nostra scuola sono ammessi piercing, orecchini e spesso pance troppo scoperte. Quando accade - conclude il dirigente scolastico - cerchiamo di richiamare i ragazzi con il dialogo, che per noi è l’unico metodo per educare i giovani».

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