Appuntamento con Erica, donna che viene dal passato
Da Goliarda Sapienza la storia di un’amicizia travolgente come il destino La scomparsa di un mondo travolto dall’appiattimento della società di massa
È una sorta di libro-matrioska, Appuntamento a Positano di Goliarda Sapienza (Einaudi, 186 pagine, 19 euro), un libro cioè che al suo interno ne conta diversi altri, più piccoli per dimensioni ma certo non per bellezza rispetto a quello che li racchiude tutti. È, intanto, la storia di un’amicizia vera, favorita dal caso ma che mostra fin dal principio le stigmate dell’inevitabilità – e di un’amicizia del genere tra i più difficili, ovvero quella tra due donne.
Goliarda ed Erica si incontrano, quasi scontrano, alla fine degli anni Quaranta a Positano, che al tempo conserva ancora la naturalezza e la spontaneità delle comunità paesane; in quel contesto, Erica, ricca e bellissima, proprietaria di una villa piena dei quadri di valore, spicca anche agli occhi di chi, come Goliarda, frequenta la località campana solo sporadicamente per vacanza o per lavoro (è questo il suo caso: è al seguito del compagno Citto Maselli per conto di una produzione cinematografica). Le loro personalità si attirano in maniera inevitabile, e nel decennio successivo il ritrovarsi si fa frequente, cercato, voluto, segnato da un sentimento che via via si rafforza e si nutre anche dei rituali tipici dei rapporti esclusivi (le uscite al mare in solitaria fino al pomeriggio, il gioco delle cartoline scelte tra le più brutte possibili che le due si spediscono quando viaggiano).
Ma Erica non è solo, semplicemente, ricca: è piuttosto una delle ultime rappresentanti di un mondo che nel secondo dopoguerra va scomparendo, in Italia come in qualunque altro Paese, fatto di classi sociali ben distinte, in cui la linea di demarcazione, inviolabile, non è data solo dal patrimonio economico ma anche da stemmi e tradizioni: quand’è bambina, per dire, Erica arriva a Positano con le sorelle sulla carrozza di famiglia, e ancora oggi che è adulta tutti la chiamano «la principessa».
Il resoconto delle vicende dei Beneventano è uno dei libri nel libro di cui si diceva in apertura: la mente non può non andare alla «Recherche» proustiana, lungo racconto dall’interno della fine dell’aristocrazia e dei suoi privilegi. Quando poi Erica concentra le parole su di sé, sulle sue fortune e sfortune personali, ci si trova catapultati in un romanzo tipicamente ottocentesco («Appena ti sei convinto che la società di massa ha livellato tutto, eccoti apparire un’immagine del passato. Ma chi è? Anna Karenina?», commenta Maselli quando la vede). Combattuta tra l’idealità e i principi da una parte e le contingenze dall’altra, Erica è un’eroina, appunto, del passato: di un tipo di romanzo, di una società, di un mondo che non esistono più.