La Nuova Sardegna

L’amore, condizione estrema dell’anima

di Walter Porcedda

Al Teatro Massimo di Cagliari la prima nazionale del nuovo testo di Spiro Scimone con la regia di Francesco Sframeli

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CAGLIARI. Amore come condizione estrema dell'animo. Ed eterna. È sul filo tra teatralità e finzione, vita e trapasso, il nuovo testo di Spiro Scimone con la regia di Francesco Sframeli, coppia tra le migliori del teatro europeo, in scena con Giulia Weber e Gianluca Cesale, sabato (e ieri) in prima nazionale al Massimo per Sardegna teatro. Si intitola proprio "Amore", il finale di partita di due coppie di vecchietti, eterosessuale la prima, (Scimone e la Weber), omosex la seconda, un comandante e un pompiere (Sframeli e Cesale) che incrociano i destini in un cimitero (disegnato con efficacia da Lino Fiorito) con sepolcri che si trasformano in alcove e camion dei pompieri ricavati da un carrello della spesa di supermarket armato di sirene e lampeggianti. Pièce da teatro dell'assurdo, con dialoghi permeati da intelligente ironia che sottotraccia accentua un diffuso senso di straniamento, regalando tra comico e tragico situazioni al limite del paradossale. Dall'allagamento di una casa con salvifico intervento dei pompieri (che causa un blocco sessuale nella coppia) al racconto di incontri clandestini tra comandante e pompiere mai vissuti in libertà. Esattamente come quelli della coppia di vecchietti eterosessuali che, sulla soglia dell'eternità, improvvisamente capisce quanto tempo ha perduto rinunciando a vivere la sessualità e, quindi l'amore, senza infigimento alcuno.

Scimone e Sframeli, anche in questo allestimento hanno il dono della leggerezza parlando di temi e argomenti ingombranti che solo pochi anni fa avrebbero fatto storcere il naso o gridare allo scandalo. Ma un po' pure nei giorni nostri a giudicare dalle forze scese in campo in queste ultime ore, in Italia, per le unioni civili. Un tema che ha diviso tra Family day e piazze Arcobaleno, segno che quella auspicata e tanto pubblicizzata normalità da Paese europeo è ancora al di là da venire. Complice forse i ritardi culturali come una ingombrante e severa presenza della Chiesa. Scimone e Sframeli mettono così i piedi sul piatto, proprio in un momento che su coppie gay e diritti il termometro del confronto indica il rosso. Segno che il teatro di ricerca rimane sempre e comunque sul pezzo. A dispetto dei consolatori circuiti zeppi di allestimenti con eroi televisivi di cartapesta. Scimone e Sframeli invece, mettono a fuoco un tema appartenente al nostro quotidiano, solo apparentemente easy listening, come l'amore.

“Amore”, come recita l'ottavo testo di Spiro Scimone è elemento fondante della nostra dolente umanità, valido per tutte le età. E generi. Siano etero, omo, transgender etc… E invita così a ritrovare i propri sentimenti “sotto le lenzuola”, riconquistando quella intimità negata o perduta. Singolare che ciò avvenga nel momento del passaggio della vita. Quando cioè non c'è più niente da perdere. E' cioè l'attimo prima della fine, in cui giunge il redde rationem. E non si può più barare con se stessi. Ecco la vecchietta che, finalmente libera di dire parolacce, scuote il compagno da remore e complessi per ritrovare l'aria libera della gioventù. Così, come in uno specchio, la coppia dei vigili del fuoco, comandante e pompiere, finalmente fanno outing ritrovando se stessi. Sotto le lenzuola.

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