La Nuova Sardegna

La Finanziaria 2016 approvata dall’aula: 7,4 miliardi per l’isola

di Umberto Aime
La Finanziaria 2016 approvata dall’aula: 7,4 miliardi per l’isola

Il centrosinistra vota compatto, contro tutta l’opposizione L’incubo resta il deficit delle Asl. Si riparla di rimpasto

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CAGLIARI. Licenziata. A mezzogiorno e qualcosa la Finanziaria 2016 è stata approvata dal Consiglio regionale. Ha votato sì il centrosinistra, compatto, no tutta l’opposizione. Appena sarà pubblicata sul bollettino ufficiale, a giorni, la manovra contabile della Regione diventerà legge. A quel punto la Giunta potrà cominciare a spendere e investire i quasi 7,4 miliardi previsti dal bilancio, più un altro miliardo di fondi europei, inevitabile stampella (viste le scarse entrate) per «sostenere la ripresa fino a credere nello sviluppo». Sarà subito, in alcuni casi, oppure entro dicembre per i «progetti di più largo respiro», come da sempre dice il presidente Pigliaru, e allora si conosceranno gli effetti sui bisogni dei sardi e sull’economia reale. Per il centrosinistra «saranno buoni e speriamo addirittura ottimi visto che i segnali di risalita già ci sono, a cominciare dall’aumento dei posti di lavoro». Per il centrodestra invece «non accadrà nulla, perché questa maggioranza ha fatto l’attaccabrighe all’inizio, per poi subire il volere di una Giunta senza idee e zero soldi».

Il diario. Cominciato mercoledì 16 marzo, giorno d’ingresso della Finanziaria in aula, lo scontro fra i poli è andato avanti per due settimane abbondanti senza grandi sussulti e molti siparietti, alcuni gustosi altri noiosi, per concludersi proprio a ridosso del terzo e ultimo mese di esercizio provvisorio. Se la legge non fosse stata approvata entro la fine di marzo, sarebbe stato un disastro. Ma se il dibattito è stato poco avvincente, i numeri di solito non fanno sorridere, a riempire i taccuini è stato più che altro l’iniziale dialettica (eufemismo) all’interno del centrosinistra al governo. Nonostante fosse attraversata dalla crisi del Pd, il partito di maggioranza relativa c’è ancora dentro fino al collo, la coalizione prima ha gestito bene il confronto aspro con la Giunta e poi è riuscita a ottenere quello che voleva. Non più soldi e infatti anche da questi banchi non sono mancate le critiche per i «rapporti fin troppo leali con il Governo», ma almeno non è scattato l’aumento delle tasse regionali, sarebbe stata una iattura elettorale. Oppure ha recuperato al volo una trentina di milioni per far fronte al dramma sociale e grazie in extremis ad altri 26 università, lavoro e cultura avranno più finanziamenti a disposizione. Dire che la maggioranza è al settimo cielo è troppo (oggi lo si capirà meglio: i capigruppo hanno convocato la conferenza stampa finale) ma certo «è andata meglio del previsto».

Quello che accadrà. Molto se non tutto, finanziamenti a parte, dipenderà da come la Giunta riuscirà a raddrizzare i conti della sanità. A parte i 681 milioni che lo Stato s’è tenuto per sè, leggi i micidiali accantonamenti, l’incubo resta il deficit delle Asl. Con oltre tre miliardi di spesa anche quest’anno divorerà la metà del bilancio regionale. È troppo, un’esagerazione. Basta pensare cosa potrebbe accadere se in futuro il risparmio fosse anche solo del 10 per cento. La Regione potrebbe investire altri 300 milioni in investimenti per lo sviluppo. Ecco perché il piano di rientro, insieme a tutto il resto della riforma, da oggi in poi è la scommessa su cui la Giunta si gioca gran parte del futuro. Non può fallire, ha giurato che riuscirà in tre anni a cancellare il disavanzo di 700 milioni. Certo, c’è anche il resto ed è tanto, compresa una parolina che nessuno pronuncia più ma è ancora nella testa di molti: rimpasto.

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