Battello contro gli scogli due turisti restano feriti
Il barcone che porta alle grotte di Nettuno si è schiantato per un’avaria La scaletta per lo sbarco come un proiettile ha travolto due passeggeri
INVIATO AD ALGHERO. Non occorre essere veloci per vedere la morte in faccia. Un barcone di svariate tonnellate che scivola pigro sullo specchio dell’acqua, è come un tir senza freni che va in folle in discesa. I passeggeri diretti alle Grotte di Nettuno, hanno percepito le rocce dell’Isola Foradada avvicinarsi troppo rapidamente. Hanno fatto appena in tempo a capire che ci avrebbero sbattuto contro, che subito è arrivato l’impatto.
La scaletta per lo sbarco che sporgeva a prua si è schiantata sulla parete della grotta dei Palombi, una suggestiva cavità nella pancia dell’isolotto. I perni e i tiranti hanno ceduto all’istante e la scaletta è stata proiettata violentemente verso l’interno del battello. La rasoiata d’acciaio è stata fulminea, e ha sfondato la cabina in vetroresina, penetrando per mezzo metro. Ma prima ha tranciato tutto ciò che aveva davanti: anche le caviglie di due passeggeri.
Marco Revello, 29 anni, falegname di Cuneo, è nel letto di ortopedia dell’Ospedale Marino. Ha delle fratture e delle ferite ai piedi e alle caviglie, e ci vorranno due mesi di cure per rimettersi in piedi.
«Ci siamo accorti che stavamo finendo sulla roccia, io stavo facendo delle foto e la mia fidanzata era vicina a me, ma non sono riuscito ad evitare la scaletta che ci è finita addosso». Accanto a lui, per terra piegato dal dolore, Marco Grassi, 39 anni, milanese. La scaletta gli ha spappolato una caviglia. C’è voluto un intervento di parecchie ore per cercare di ricomporre le numerose fratture. «Mi sono subito reso conto che quel ragazzo era messo molto peggio».
Dalla scarpa sgorgava il sangue a fiotti, che poi si allargava sul pavimento. A bordo in quel momento il panico, con la gente che urla e le mamme che stringono a sè i bambini. «Il piede sembrava quasi staccato – racconta Michela Canu – una scena terribile». Per fortuna a bordo c’è un’ostetrica, che presta le prime cure ai due feriti. Cerca di tamponare l’emorragia, in attesa che arrivi la motovedetta della guardia costiera con i medici del 118.
Il battello “Punta Giglio” intanto è ancora nella pancia della Foradada, incagliato come un cetaceo ferito. Ha una falla nella parte bassa dello scafo, e comincia ad imbarcare acqua. «Prima abbiamo urtato gli scogli sotto – dice Michela – e poi il barcone ha continuato ad andare avanti velocemente. Ci aspettavamo l’innesto della retromarcia, ma niente, evidentemente il pilota non è riuscito ad ingranarla. Così abbiamo sbattuto forte contro la roccia, e la scaletta è rientrata violentemente. In quel momento c’era troppa gente in piedi, non c’erano posti per tutti». Cinquantadue persone a bordo, più l’equipaggio. «Ci siamo messi a urlare, soprattutto i bambini erano traumatizzati».
I due feriti intanto sono stati caricati sulla motonave della capitaneria e trasportati in porto. Ad attenderli in banchina due ambulanze del 118.
Il battello Punta Giglio continua ad imbarcare acqua: la lesione dello scafo non è così profonda, e consente di ripercorrere le miglia a ritroso. Un’altra motovedetta della Guardia Costiera traina il barcone fuori dalla Foradada, e poi carica a bordo tutti i passeggeri per un ritorno in tutta sicurezza.
Tra i turisti c’è anche una comitiva di Cuneo, sette persone, ma per fortuna al momento dell’impatto erano tutti a poppa: per loro solo un grande sussulto e spavento. «La sensazione è che non fossimo troppo veloci – raccontano – ma anche due nodi, se poi hai un’avaria al motore, bastano per schiantarti. Si è svolto tutto molto rapidamente, questione di secondi, e non mi sento di puntare il dito contro qualcuno, di parlare di imprudenza o di imperizia. Credo sia stata una fatalità Poi saranno le indagini a stabilirlo».
E infatti il battello ora è appeso su una gru all’interno di un cantiere nautico. Si vedono delle piccole lesioni sulla prua, mentre all’apparenza la chiglia sembra intatta. Niente che faccia immaginare l’urto contro una scogliera. La Procura, naturalmente, ha disposto l’immediato sequestro. L’esame dello scafo e degli ingranaggi servirà a ricostruire con maggiore precisione la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità. Bisognerà infatti capire se la retromarcia non è entrata a causa dell’urto precedente con gli scogli affioranti, raccontato da alcuni testimoni. Oppure se l’avaria fosse precedente, e abbia impedito la frenata. E in questo caso gli inquirenti controlleranno le manutenzioni periodiche, per stabilire se l’imbarcazione fosse in grado di affrontare il mare in condizioni di sicurezza. Come sarà oggetto di verifica il numero di passeggeri a bordo, e il perché buona parte di loro non fosse seduta.
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