Torri, castelli e nuraghi: la Regione sfida lo Stato
Dopo nove anni si riapre la partita delle dismissioni demaniali. La Sardegna rivendica il possesso di 93 beni immobili di interesse storico, artistico e archeologico
SASSARI. Ci sono castelli e torri, ma anche fari, nuraghi e chiese. È un lungo elenco di beni di valore storico, artistico e archeologico che già nove anni fa sarebbero dovuti rientrare in possesso della Regione. Questo era il piano, messo nero su bianco nell’accordo di programma siglato il 7 marzo del 2008 con l’Agenzia del Demanio. Un anno dopo sull’isola della Maddalena si sarebbe dovuto svolgere il G8. Anche per questo la Regione – presidente era Renato Soru – accelerò il pressing, riuscendo a rientrare in possesso di diverse strutture militari nell'arcipelago.
Non solo: fu anche l’occasione per scattare una fotografia accurata del patrimonio demaniale sull’isola, con un occhio di riguardo verso gli immobili di valore culturale. Il risultato è riportato in un allegato all’accordo di programma che elenca 93 beni in predicato di tornare “a casa”. Da allora sull’accordo è calato il silenzio. E il passaggio dei beni alla Regione è saltato, proprio come il G8 alla Maddalena. Ora la Regione torna alla carica.
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