La Nuova Sardegna

La vita spericolata dell’ex “presidente”  

La vita spericolata dell’ex “presidente”  

Il golpe di Natale, il rapimento a San Valentino e gli amici Serenissimi dell’indipendentista di Terralba

3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un presunto golpe separatista, la fondazione di un nuovo Stato, un sequestro che non ha convinto i magistrati, un legame con i Serenissini di Venezia e infine un arresto on the road. La vita politica di Salvatore “Doddore” Meloni, indipendentista 74enne, nato a Ittiri ma residente a Terralba, è un romanzo in continuo divenire.
Il primo capitolo è stato scritto quando Doddore era un tesserato del Psd’Az accusato di aver organizzato un golpe per allontanare la Sardegna dallo Stato italiano. Un piano che comprendeva un assalto alla sede cagliaritana della Tirrenia, di cui era stato accusato lo stesso Doddore, ma anche la “conquista” di una caserma e il blocco delle strade di tutta l’isola. Il piano sarebbe dovuto scattare la notte di Natale del 1981 e dalla parte dei golpisti si sarebbe schierato anche l’ex leader libico Mu’ammar Gheddafi. Il golpe di Natale costò a Doddore Meloni una condanna a nove anni di carcere. Il silenzio di Doddore si interruppe nel 2008 con la decisione di riproporre l’idea che 30 anni prima non era riuscito a realizzare proprio a causa dell’arresto: fondare la Repubblica dei Malu Entu sull’isola di Mal di Ventre, a 4 miglia dalle coste del Sinis. Era il 27 agosto del 2008 quando Doddore, e il suo governo, fondarono in totale autonomia la Repubblica di Malu Entu, di cui divenne il primo presidente autoproclamato. La Repubblica aveva sede nell’insenatura di Cala dei pastori dove era stata organizzata una tendopoli che ospitava il “presidente” e alcuni “ministri”. L’epopea di Malu Entu continuò per diversi anni che Doddore utilizzò per chiedere il riconoscimento del suo Stato al segretario generale dell’Onu. Non arrivò alcune risposta e la Repubblica balneare finì per crollare sotto i colpi della magistratura che iniziò a monitorare le attività dell’ex autotrasportatore fino a scovare un’evasione fiscale di 7 milioni di euro che, nel 2012, riaprì le porte del carcere all’indipendentista. Una volta scarcerato, Doddore iniziò una lunga serie di crociate contro tutto e contro tutti, da Equitalia alla magistratura passando per le politica isolana. La notte di San Valentino del 2013, poi, Doddore venne sequestrato da quello che, una volte liberato dopo tre giorni di prigionia, definì “un commando armato dei Guardiani della nazione”, un’organizzazione paramilitare di estrema destra. Il sequestro, però, non convinse i magistrati che parlarono di “messinscena” organizzata per ottenere attenzione. Non passò molto tempo prima che Doddore tornasse a fare notizia: questa volta il suo nome era finito tra gli indagati dopo un blitz ordinato, era il 2 aprile del 2014, dalla procura di Brescia contro una squadra di secessionisti veneti - i Serenissimi – che si erano già fatti notare quando, nel 1997, avevano pensato di invadere Piazza San Marco, a Venezia, a bordo di un carrarmato fatto in casa. L’ultimo capitolo è l’arresto del 28 aprile scorso, quando Doddore era stato inseguito e bloccato dai carabinieri mentre si recava al carcere di Massama dove avrebbe chiesto di essere rinchiuso per iniziare a scontare le condanne accumulate in diversi processi. Dal momento dell’arresto, Doddore ha iniziato lo sciopero della fame e della sete che ha convito l’eurodeputato della Lega, Mario Borghezio, a presentare un’interrogazione al parlamento europeo sul caso del “prigioniero poltico” sardo. (c.z.)
Primo piano
La storia 

Il racconto di una commessa: «Pagata solo 3,50 euro l’ora per lavorare nei festivi»

Video

Rissa furibonda fuori da un locale a Sassari, le impressionanti immagini della notte di follia

Le nostre iniziative